(Adnkronos) – “Attrarre i giovani, garantire loro la possibilità di studiare e lavorare nei territori dove sono nati senza dover essere costretti a spostarsi verso il Nord. È questa la sfida dell’Università degli Studi del Molise, sfida che possiamo vincere grazie all’offerta formativa che proponiamo agli studenti del Sud, non solo del Molise, e ai finanziamenti previsti dal Pnrr per i prossimi quattro anni. Dobbiamo crederci, soprattutto per coloro che premiano il nostro ateneo con le iscrizioni: giovani prevenienti da Campania, Sannio, basso Lazio, Puglia e Abruzzo. Oggi viviamo una stagione di grandi iniziative, e anche utilizzando le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza questa scommessa la possiamo superare”. Così all’Adnkronos Luca Brunese, Rettore dell’Università degli Studi del Molise, ateneo che conta 36 corsi di studi, 18 triennali, 15 magistrali – di cui 2 in doppio titolo internazionale con Svizzera e Argentina – e 3 magistrali a ciclo unico.
“Quest’anno abbiamo iniziato l’anno accademico con gli studenti finalmente tutti in presenza – spiega Brunese, che anche ordinario di Diagnostica per immagini e radioterapia – con aule distanziate. Tutti i meccanismi di sicurezza che avevamo messo in atto durante i primi due anni di pandemia sono rimasti e quindi stiamo lavorando in un’università più sicura. Lo slancio di quest’anno è legato ad iniziative didattiche nuove: abbiamo potenziato i nostri corsi di laurea per le professioni sanitarie e lavorato molto sul miglior funzionamento della magistrale in ingegneria medica. È stato un modo di rafforzare quello che abbiamo messo in essere negli anni passati ma anche di guardare a quella che sarà l’offerta formativa del prossimo anno, varia e trasversale, tra tante conferme e nuove opportunità”.
Per Brunese prioritari sono “il modo di fruire le sedi, la sistemazione di studenti e aule – sottolinea il rettore -. Inoltre, stiamo facendo un grande sforzo per rispondere alla crisi energetica mantenendo tutti gli standard immodificati. Noi non anticipiamo le chiusure, non organizziamo i corsi a distanza. Anzi, poi vedremo naturalmente in questo anno così particolare cosa ci aspetta e cosa riusciremo a fare. La vicinanza con gli studenti ci aiuta molto”.
Infine, sul Pnrr. “Ha delle grandi criticità, tra cui la modalità di distribuzione delle risorse. Io su questo punto nell’ambito della Conferenza dei Rettori ero tra i componenti della cosiddetta “ala preoccupata” – conclude Brunese -. Sono moltissime le risorse che arrivano in pochissimo tempo. Io credo che il sistema universitario italiano sia pronto per la grande sfida ma i tempi troppo stretti nei quali si è dato vita al progetto non giovano a favore del facile utilizzo di queste risorse. Ora la grande scommessa è riuscire a utilizzarle e creare qualcosa di realmente nuovo che possa poi stare in piedi anche dopo il 2026. Guai a lasciarsi inebriare da questo fiume di finanziamenti che arriveranno nei prossimi 4 anni ma pensare sin da subito come utilizzarlo nella maniera più corretta”.