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Trattamento di fine mandato in Puglia, sindacati e associazioni: «Uno schiaffo a chi è in difficoltà»

Dalla Cgil a Confindustria, da Legacoop al sindacato studentesco, fino a rappresentanti della cittadinanza attiva e del volontariato. Sono circa 40 le sigle che hanno scritto al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e alla presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone, per ribadire il "no" alla reintroduzione del trattamento di fine mandato. Si tratta di…

Dalla Cgil a Confindustria, da Legacoop al sindacato studentesco, fino a rappresentanti della cittadinanza attiva e del volontariato. Sono circa 40 le sigle che hanno scritto al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e alla presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone, per ribadire il “no” alla reintroduzione del trattamento di fine mandato.

Si tratta di un assegno da circa 35mila euro che ogni consigliere regionale incasserebbe alla fine della legislatura. La settimana scorsa il provvedimento che reintroduce il trattamento di fine mandato ha ricevuto il parere positivo in prima commissione, negativo in settima commissione con il centrosinistra che si è diviso tra il sì del Pd e il no del M5S, mentre il centrodestra si è astenuto. Ora la proposta di legge andrà in Consiglio.

«Evitate di adottare un provvedimento che aumenterebbe la distanza delle istituzioni dai cittadini e dalle cittadine e la diffidenza nei confronti di chi ha l’onore e l’onere di rappresentare tutti i pugliesi. Sarà un vantaggio per tutti, per la nostra democrazia», si legge nella lettera.

In Puglia, evidenziano sindacati e organizzazioni, «secondo l’Istat il 27,5 per cento delle famiglie vive una condizione di povertà relativa, ed è altissimo è il numero delle crisi produttive. Siamo una regione che presenta ancora ritardi nel garantire servizi fondamentali come quelli alla salute». Per queste ragioni, dunque, «la scelta di reintrodurre l’indennità di fine mandato, abrogata qualche anno fa dalla stessa aula del Consiglio, rappresenta uno schiaffo a tutte le persone che oggi vivono condizioni di povertà e difficoltà, con i redditi e le pensioni erose dall’inflazione reale a doppia cifra. E per le quali non saranno sufficienti le modeste misure assistenziali recentemente stanziate dal governo nazionale».

Se la norma venisse approvata, i sottoscrittori della lettera annunciano che sono pronti «a manifestare».

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