«L’altra sera parlavo con uno dei miei cugini più giovani e mentre chiacchieravamo arrivavano i rumori degli schianti, delle bombe o dell’aerodromo che intercettava i missili. Sono tutti nei rifugi».
Silvia Godelli, ex docente universitaria e psicologa, già assessora al Mediterraneo della Regione Puglia, discendente di una famiglia di ebrei e animatrice di tante iniziative sulla Shoah, conta più di trenta parenti da parte di padre che hanno messo radici in Israele dopo la persecuzione. Il suo è un racconto indiretto delle ore di angoscia vissute dai cittadini israeliani a seguito degli attacchi di Hamas.
Professoressa, si aspettava questo scenario?
«Si è verificato un evento solo apparentemente inaspettato, in realtà già da tempo era apparsa evidente una connessione stretta tra Iran e l’organizzazione di Hamas. Questo rende abbastanza chiaro il fatto che ci sia stato un addestramento di Hamas da parte dell’Iran, che comporta visibilmente una rottura del già precario equilibrio della zona e una volontà esplicita da parte dell’Iran di coalizzare le forze islamiste e radicali per impedire accordi, per esempio, quello tra Israele e Arabia Saudita e per evitare che Teheran si ritrovi ulteriormente isolata. A questo si aggiunge un elemento che con i fattori strategici ha poco a che fare ed è la modalità con cui è avvenuto l’attacco, all’insegna della ferocia».
La strage del rave party nel deserto le ricorda il modus operandi dell’Isis?
«Sì, l’elemento specifico è proprio la modalità, che non è solo finalizzata a scopi di natura strategica o bellica, ma punta ad affermare il predomino dell’odio e della ferocia su qualsiasi altro tipo di situazione».
È la filosofia del terrorismo?
«Evito di abusare di forme abusate, preferisco spiegare in termini concettuali più che con etichette».
Che errori ha commesso Israele?
«Non c’era chiarezza su quello che poteva avvenire, ma quello che poteva avvenire ha colto Israele impreparata perché ci sono state scelte sbagliate da parte del governo che ha spostato forze militari verso nord sguarnendo i confini di casa. Errori gravissimi che hanno reso vulnerabile il paese. È evidente che non sono stati tenuti in conto i suggerimenti dell’intelligence israeliana, il che è dimostrato dal fatto che si è autorizzato un rave di centinaia di persone a pochi chilometri dal confine con Gaza».
Che evoluzioni si aspetta?
«In questo momento è quasi impossibile fare previsioni anche perché una serie di azioni di tipo militare in loco sono sicuramente condizionate dalla questione degli ostaggi che possono essere usati come scudi umani o utilizzati per ricattare e barattare. Il fatto stesso che gli Usa stiano dislocando portaerei in un’area tra Ucraina e Medio Oriente, rende evidente che la questione non ha solamente un impatto locale ma internazionale. D’altra parte, la questione Iran è una questione internazionale. Ci sarà una risposta molto dura da parte di Israele, si stanno spostando carri armati verso il confine. Ma non abbiamo chiaro il ruolo della Russia, anche se è occupata in altre situazioni. Però qualche osservatore diceva che quando Putin trova uno spazio dove inserirsi lo fa».