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Taranto, i vigili sentinelle ambientali: i loro giubbotti misureranno l’inquinamento

La polizia municipale prima sentinella ambientale di Taranto grazie a un dispositivo indossabile in grado di rilevare l’inquinamento entro poche settimane. Entra nel vivo una delle prime applicazioni pratiche delle innovazioni nate dal progetto Calliope, la cosiddetta “casa delle tecnologie emergenti” finanziata con 13 milioni di euro da un bando del ministero delle Imprese e…

La polizia municipale prima sentinella ambientale di Taranto grazie a un dispositivo indossabile in grado di rilevare l’inquinamento entro poche settimane.

Entra nel vivo una delle prime applicazioni pratiche delle innovazioni nate dal progetto Calliope, la cosiddetta “casa delle tecnologie emergenti” finanziata con 13 milioni di euro da un bando del ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Questi dispositivi indossabili, chiamati “noseW”, sono stati progettati e realizzati dalla società Befreest, partner di questa iniziativa che l’amministrazione Melucci sta portando avanti da dicembre scorso. In tutto saranno cinquanta i vigili urbani equipaggiati con questo piccolo strumento tecnologico capace di misurare le concentrazioni di pm10, pm2,5, l’ozono, gli ossidi di azoto e anche il rumore ambientale.

Grazie a questa innovazione, si potrà valutare sia l’inquinamento all’interno dell’area urbana, sia i livelli di esposizione degli agenti della Polizia Locale.

Il dispositivo trasmetterà i dati al “cloud” di Befreest attraverso lo smartphone, grazie al Bluetooth, con grande efficacia e basso dispendio energetico: dopo la loro elaborazione e validazione, saranno inoltrati al server centrale di Calliope. Essendo geolocalizzati, inoltre, i dati saranno visibili in tempo reale su una mappa dinamica.

«Cominciamo a vedere il valore reale di questo progetto – le parole del sindaco Rinaldo Melucci – Calliope è un’opportunità che il tessuto produttivo, gli innovatori del nostro territorio, stanno cogliendo. Befreest, con la quale avevamo già condiviso un percorso, ci mostra come le “tecnologie emergenti” siano utili, addirittura indispensabili, per avere un quadro dettagliato dell’ambiente che ci circonda, proprio secondo il principio del “one health”: la salute intesa come risultante delle condizioni diffuse dell’ecosistema e dei suoi “abitanti”».

L’obiettivo dell’iniziativa non è solo quello di analizzare meglio la qualità dell’aria ma anche di permettere alle istituzioni di agire di conseguenza. «È uno strumento poco ingombrante, grande quanto un mouse. È la prima sperimentazione di questo tipo al mondo», spiega Fabio Cerino, ad della Befreest.

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