(Adnkronos) – Secondo gli inquirenti è la rapina il movente dell’omicidio della tabaccaia, avvenuto lunedì scorso in via Marchese de Rosa a Foggia. E’ quanto emerso nel corso della conferenza stampa tenuta dal procuratore di Foggia e dai carabinieri dopo il fermo del 43enne, accusato di essere il responsabile. Durante l’incontro è stato ribadito che il fermato si è cambiato gli abiti e che il cellulare, portato via all’anziana, era stato “venduto a terzi che hanno collaborato con noi nella ricostruzione di questa dinamica”.
Il fermato, come riferito nel corso della conferenza stampa, “non era noto in città”. “In questa indagine sono stati usati tutti gli strumenti: dalla conoscenza del territorio al contatto con fonti e testimoni, intercettazioni, telecamere, servizi di osservazione e pedinamento – hanno sottolineato i carabinieri spiegando di aver passato al setaccio molti filmati – Sono state usate tutte le armi che abbiamo a disposizione per dare un nome a quel volto”.
“Non bisogna dimenticare le difficoltà da cui siamo partiti, l’assenza delle telecamere ha determinato enormi difficoltà iniziali. Anche le telecamere private sono poche ma queste ci hanno consentito ottenere immagini utili”, ha detto il procuratore della Repubblica di Foggia Ludovico Vaccaro.
Dopo il fermo del 43enne, accusato di aver rapinato e ucciso la tabaccaia a Foggia, un bambino di sette anni ha chiamato i carabinieri per ringraziarli. A raccontare l’accaduto sono stati gli stessi militari che hanno indagato sul caso. “Vi ringrazio per l’arresto di ieri”, ha detto il bambino ai militari. Vaccaro ha sottolineato di aver ascoltato la telefonata: “E’ bello che un bambino di sette anni abbia voluto esprimere il suo ringraziamento”. Del resto i carabinieri hanno sottolineato che il fatto aveva destato “allarme sociale” e anche questo è stato motivo di ulteriore impegno per risalire al responsabile.
“Foggia è una città insicura oggettivamente, poco illuminata in determinate zone e questa mancanza di illuminazione e di videocamere incrementa i reati”, ha detto ancora il procuratore della Repubblica di Foggia. “Chiedere collaborazione senza garantire sicurezza non ha efficacia, ecco perché insisto sulla necessità di incrementare le videocamere pubbliche e il sistema integrato con quelle private”, ha continuato.