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Stop a pazienti da altre regioni al Miulli, la Basilicata pagherà le prestazioni

L’ospedale Miulli di Acquaviva bloccherà dal 5 novembre al 31 dicembre le prestazioni ai pazienti provenienti da altre regioni. Una decisione estrema che comporterà lo stop ai ricoveri ordinari, alle prestazioni di ambulatorio ed anche agli interventi chirurgici programmati che verranno disdetti. L’ente ecclesiastico, la più grossa struttura accreditata pugliese, garantirà solo le urgenze e…

L’ospedale Miulli di Acquaviva bloccherà dal 5 novembre al 31 dicembre le prestazioni ai pazienti provenienti da altre regioni. Una decisione estrema che comporterà lo stop ai ricoveri ordinari, alle prestazioni di ambulatorio ed anche agli interventi chirurgici programmati che verranno disdetti.

L’ente ecclesiastico, la più grossa struttura accreditata pugliese, garantirà solo le urgenze e la continuità terapeutica, per esempio le terapie già avviate, negando qualsiasi tipo di prenotazione nei prossimi due mesi.

A determinare lo stop lo sforamento del tetto di spesa annuale da 8,5 milioni di euro, fissato per il rimborso dei costi sostenuti dagli enti sanitari accreditati per la presa in carico di pazienti extra regione. Si tratta del secondo caso consecutivo dopo quello registrato dal 2022 quando il blocco intervenne addirittura da settembre. A pagare dazio saranno soprattutto i pazienti che arrivano dalla Basilicata che rappresentano i 2/3 delle prestazioni mensili erogate dal Miulli per un valore di circa 250 mila euro.

Dal Miulli fanno spallucce. «Purtroppo lo stop non dipende da noi – osserva il direttore sanitario Vitangelo Dattoli – non possiamo essere danneggiati se la struttura risulta molto attrattiva per le regioni confinanti, Basilicata in primis, ma anche Molise, Calabria e Campania, dobbiamo attenerci alle regole anche se confidiamo in una soluzione da parte della Regione Puglia». E in effetti da quest’anno la soluzione è a portata di mano così come stabilito di recente dalla conferenza Stato-Regioni.

In questi casi di extra budget non finanziato, infatti, è possibile sottoscrivere accordi di confine fra regioni limitrofe onde superare la rigidità dei tetti di spesa sul turismo sanitario compensando i costi fra mobilità attiva e passiva. Uno strumento che evita ab origine la competizione territoriale sui volumi di attività, ricoveri e ambulatoriali, cosicché le regioni limitrofe, tramite appositi accordi, possono favorire una razionalizzazione delle risorse attraverso la riorganizzazione dei servizi e delle strutture sanitarie. Ovvero creare centri di eccellenza che possano servire ambiti anche extra-regionali contenendo le spese e i disagi ai pazienti.

Una stura a lungo attesa negli anni scorsi dalla Puglia che ha già sottoscritto un accordo con la Campania e resta in attesa di un “autografo” dalla giunta lucana guidata dal presidente Vito Bardi. Nelle ultime ore, tuttavia, la situazione s’è sbloccata e proprio per scongiurare le difficoltà legate allo stop agli ingressi al Miulli dalla regione Basilicata sono arrivati segnali positivi. L’incontro decisivo per gettare le basi per la firma dell’accordo è stato convocato il prossimo 10 novembre all’Assessorato alla Salute in via Gentile.

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