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Spese sanitarie fuori controllo in Puglia, la Regione avvisa i vertici delle Aziende: manager verso la decadenza

Non si ferma la folle corsa della spesa farmaceutica in Puglia. Nel primo quadrimestre del 2023 le dieci aziende sanitarie hanno sforato del 31,2% i tetti di spesa prefissati a livello nazionale. Rispetto al 2022 il costo per gli acquisti diretti di medicinali e gas medicali è lievitato del 2% con un’eccedenza di ben 71…

Non si ferma la folle corsa della spesa farmaceutica in Puglia. Nel primo quadrimestre del 2023 le dieci aziende sanitarie hanno sforato del 31,2% i tetti di spesa prefissati a livello nazionale. Rispetto al 2022 il costo per gli acquisti diretti di medicinali e gas medicali è lievitato del 2% con un’eccedenza di ben 71 milioni di euro. Continuando così alla fine dell’anno la Puglia si ritroverà con un buco di 214 milioni di euro sulla farmaceutica da coprire con fondi del bilancio autonomo. Unica nota positiva: l’aumento pugliese è pari alla metà di quello registrato dalla media delle regioni italiane. A ogni modo sono soldi sprecati e sottratti all’assistenza sanitaria. Di qui la nota inviata dall’assessorato alla Salute ai manager di Asl e ospedali per invertire al più presto la rotta.

Si tratta dell’ennesimo appello dopo l’approvazione della delibera taglia-sprechi di fine aprile che, a quanto pare, non ha sortito alcun effetto. La lettera dell’altro giorno, tuttavia, assume il tono di un vero e proprio ultimatum. E infatti in calce al provvedimento si legge testualmente: «Lo sforamento della spesa farmaceutica comporta la decadenza automatica dei direttori generali». Della serie “uomo avvisato, mezzo salvato”. Il monito, del resto, non è nuovo e richiama una disposizione regionale che dal 2022 ha introdotto l’automatismo della rimozione dei dg in carica in caso di sforamento della spesa farmaceutica: una previsione che, fra l’altro, ricalca una legge quadro nazionale che contempla la stessa tagliola del licenziamento, ma subordinata all’apertura di un procedimento di decadenza.

Tornando al report sui medicinali si scopre che da gennaio ad aprile di quest’anno una sola azienda su dieci, l’Irccs Oncologico di Bari, è riuscita a rispettare l’asticella di spesa per i farmaci. Il resto di Asl e ospedali ha continuato a spendere e spandere come se non ci fosse un domani. Gli unici risparmi significativi si registrano nello stesso Oncologico e all’ospedale Riuniti di Foggia. Asl Foggia, Policlinico e Bari e De Bellis di Castellana Grotte hanno centrato risparmi a dir poco modesti. Un risultato comunque accettabile considerando il “profondo rosso” che hanno evidenziato gli acquisti nelle Asl di Bari, Brindisi, Taranto, Lecce e della Bat. Dati che non lasciano scampo ai manager in carica che potrebbero ricevere la lettera di licenziamento fra dicembre e gennaio 2024 in occasione della verifica di metà mandato. Una pagella dall’esito scontato con bocciature annunciate per otto dei dieci direttori generali in carica. A salvarsi saranno solo Alessandro Delle Donne, direttore generale dell’Oncologico, e il commissario della Asl di Brindisi, Giovanni Gorgoni, ma quest’ultimo solo perché nel frattempo sarà scaduto il periodo di commissariamento con la nomina del direttore generale effettivo.

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