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Sindaci in piazza a Bari contro l’autonomia differenziata: «È un progetto scellerato»

Sindaci e cittadini in piazza anche a Bari, come in altre 28 città italiane, per protestare contro l'autonomia differenziata (il cui voto finale è fissato in Senato per martedì 23 gennaio alle 1630 ndr) nel giorno in cui il disegno di legge Calderoli è approdato nell'aula del Senato. Al presidio partecipano alcuni sindaci del movimento…

Sindaci e cittadini in piazza anche a Bari, come in altre 28 città italiane, per protestare contro l’autonomia differenziata (il cui voto finale è fissato in Senato per martedì 23 gennaio alle 1630 ndr) nel giorno in cui il disegno di legge Calderoli è approdato nell’aula del Senato.

Al presidio partecipano alcuni sindaci del movimento Recovery Sud, fra i quali quelli di Ruvo, Pasquale Chieco, e di Corato, Corrado De Benedittis. Fra gli altri ci sono anche il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, la presidente del Consiglio regionale pugliese, Loredana Capone, il segretario regionale del Pd Puglia, Domenico De Santis, il presidente dei Socialistideuropa, Onofrio Introna, e il segretario generale di Flc Cgil Puglia, Ezio Falco.

Il presidio è stato organizzato dal Comitato contro ogni autonomia differenziata per l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti e dal tavolo nazionale No Ad del quale fanno parte anche Recovery Sud, Anpi e sindacati di base.

Nel corso del presidio gli organizzatori hanno portato un documento al prefetto di Bari, con le proposte locali contro il ddl Calderoli, chiedendogli di portarlo al governo.

«Quello che sta accadendo rischia di far diventare la parte del Paese già ricca ancora più ricca e la parte che è già povera ancora più povera», ha detto Decaro. «L’autonomia differenziata – ha aggiunto – senza finanziare i livelli essenziali delle prestazioni peggiora la situazione attuale che non ha mai superato la spesa storica e che già vede differenze nel nostro Paese».

Decaro ha evidenziato che non è ancora stata data «piena attuazione» all’articolo 3 della Costituzione «perché in questo Paese il livello dei servizi dipende dal luogo in cui nasci o vivi», e ha aggiunto che «perequazione significa dare di più a chi ha più bisogno».

Decaro ha evidenziato che «se oggi siamo qui a parlare di autonomia differenziata è anche per colpa nostra, della mia parte politica. Se non avessimo dato attuazione alla riforma del titolo V della Costituzione – ha aggiunto Decaro – per inseguire la Lega, oggi non staremmo parlando di autonomia differenziata, non staremmo parlando del decreto Calderoli. Questo è accaduto nel passato – ha detto – abbiamo sbagliato nel passato, non sbagliamo un’altra volta. Lo dobbiamo alle nuove generazioni dei Comuni del Sud del nostro Paese».

L’autonomia differenziata è «un progetto di legge scellerato che mira a spaccare l’Italia», ha aggiunto la presidente del Consiglio regionale pugliese, Loredana Capone. «Vuole dare – ha aggiunto – di più a chi ha più ora, e di meno a chi invece ha più bisogno».

Per Capone si tratta di «un progetto contro la Costituzione, lo dice l’articolo 3 che l’Italia si deve impegnare a rimuovere gli ostacoli che impediscono l’uguaglianza di tutti i cittadini. Specialmente su sanità, scuola, servizi pubblici e trasporti – ha aggiunto – si aggravano le disuguaglianze invece che superarle».

Capone ha poi richiamato l’attenzione di tutto il Sud a «non calare la testa perché magari aderenti a un partito di governo», invitandoli «a ribellarsi sostenendo le ragioni di un paese unito».

Un “No” secco all’autonomia differenziata ha espresso anche il segretario regionale del Partito democratico, Domenico De Santis, secondo il quale «questo governo sta continuando a percorrere la sciagurata strada che porterà a creare un Paese a due velocità. La secessione delle regioni ricche, oltre a negare quanto previsto dalla nostra Costituzione – ha aggiunto -, rappresenta il tentativo di lasciare indietro i più deboli per favorire i più forti, con buona pace di qualsiasi principio di solidarietà e sostegno reciproco. Lotteremo contro questa decisione scellerata, sapendo di avere con noi una forza che non si arrende, fatta di donne e uomini che non vogliono vivere in un Paese diviso, in cui vengono negati i diritti e viene violato il principio di equità, in cui chi è povero lo diventa sempre più mentre chi è ricco continua ad accrescere la propria ricchezza», ha concluso De Santis.

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