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Sicurezza, Marini: “Norma rave party? Non è liberticida, ma ennesimo abuso decreto legge”

(Adnkronos) - "Non vedo profili di incostituzionalità nel decreto-legge 162 del 2022 per quanto riguarda i rave party. Sicuramente in sede di conversione il Parlamento potrà svilupparlo in modo più preciso puntualizzando quando questa norma troverà applicazione, cioè la fattispecie. Si potrebbe ad esempio fissare in modo più circoscritto il passaggio in cui si fa…

(Adnkronos) – “Non vedo profili di incostituzionalità nel decreto-legge 162 del 2022 per quanto riguarda i rave party. Sicuramente in sede di conversione il Parlamento potrà svilupparlo in modo più preciso puntualizzando quando questa norma troverà applicazione, cioè la fattispecie. Si potrebbe ad esempio fissare in modo più circoscritto il passaggio in cui si fa riferimento ai pericoli, perché la norma rischia di essere generica come norma penale”. Lo dice all’Adnkronos il costituzionalista Francesco Saverio Marini, professore di Diritto pubblico all’Università di Roma, Tor Vergata, certo che questa “non è una norma liberticida, tanto più che riprende una fattispecie già esistente nel codice penale, l’articolo 633, contestualizzando la fattispecie rispetto ai rave e punendo più severamente la condotta. La valutazione di ‘disvalore penale’ – sottolinea infatti Marini – la fa la politica, quando decide che le misure previste siano insufficienti a risolvere il problema. E’ una valutazione di Governo e Parlamento”. 

“I pericoli paventati di una limitazione alla libertà di manifestazione del pensiero o di riunione non li intravedo dal momento che il presupposto è l’invasione di terreno pubblico o altrui e il pericolo per la sicurezza pubblica o per l’incolumità o la salute pubblica – prosegue – sono circostanze assolutamente assenti nelle occupazioni scolastiche o nelle feste di laurea”.  

Legittimo che per risolvere un problema contingente sia stato creato il reato con un decreto-legge? “Siamo ai limiti. Ma sono decenni che lo strumento del decreto-legge viene usato al di fuori dei presupposti costituzionali. Non dico che si sia introdotta una desuetudine costituzionale dei presupposti, ma non si può negare che i casi di abuso della decretazione hanno riguardato tutti i governi della Repubblica”, risponde il costituzionalista. 

D’altra parte secondo Marini, “se non ci fosse stato il fatto di cronaca, il presupposto di necessità e urgenza non sarebbe apparso neanche sullo sfondo. La cronaca in questo caso ha invece fatto sì che il Governo abbia ritenuto di intervenire immediatamente. Sono decenni che si procede per instant law – fa presente il professore di Tor Vergata – il fatto non stupisce. Il presidente della Repubblica e la Corte cercano di limitarne l’uso, ma è una tendenza che si riscontra dall’entrata in vigore della nostra Costituzione”. (di Roberta Lanzara) 

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