(Adnkronos) – La mancanza di interventi su aerazione e ventilazione nelle scuole italiane ostacola il rientro in classe senza mascherine. E’ il monito che arriva dalla Fondazione Gimbe e l’Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola (Anp) che, insieme, hanno condotto un’indagine che ha coinvolto 312 istituti scolastici di diverso grado, dalla quale è emerso – fra gli altri risultati – che, durante la pandemia, c’è stato un utilizzo massiccio di risorse pubbliche per attività di disinfezione delle superfici, mentre per migliorare ventilazione e aerazione dei locali ci si è affidati prevalentemente al protocollo ‘finestre aperte’ (in 258 scuole), in misura minore ad attrezzature per la purificazione e filtrazione dell’aria (84) e solo in 9 casi sono stati installati sistemi di ventilazione meccanica controllata.
E ancora: dalla survey è risultato che nel 46% dei casi non è stata ricevuta nessuna informazione, dal ministero della Salute o dalle Asl, sulla trasmissione prevalente del virus per aerosol e su dispositivi o impianti per l’areazione degli ambienti scolastici. Solo nel 14,8% dei casi le informazioni hanno riguardato entrambe le tematiche. “L’assenza di interventi strutturali in grado di garantire un’adeguata ventilazione ed aerazione dei locali – commenta Antonello Giannelli, presidente dell’Anp – è il vero tallone d’Achille, in assenza del quale il prossimo anno scolastico difficilmente potrà essere affrontato senza ricorrere all’utilizzo delle mascherine”.
“La limitata consapevolezza delle evidenze scientifiche sottolinea Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – porta a stanziare troppo denaro pubblico in attività di disinfezione delle superfici, senza destinare adeguati investimenti al miglioramento della qualità dell’aria”. “Per limitare la circolazione virale nelle scuole è prioritario migliorare la qualità dell’aria – è il monito di Giannelli e Cartabellotta – per evitare di affidarsi ancora una volta alla mera accoppiata protocollo ‘finestre aperte’ e mascherine Ffp2. Un aspetto ribadito dall’Oms Europa che ha recentemente definito i 5 ‘stabilizzatori della pandemia’ per la prossima stagione autunno-inverno, di cui uno è proprio ‘ventilare gli spazi pubblici e affollati (come scuole, uffici e trasporti pubblici)'”, concludono.
Nell’83% delle scuole italiane, durante la pandemia, la Struttura Commissariale ha garantito tempestivamente la fornitura delle mascherine rispetto all’entrata in vigore delle relative normative, ma il 76,2% dei rispondenti ne ha ricevute in quantità superiori al necessario. E’ uno dei risultati che emergono dalla survey della Fondazione Gimbe in collaborazione con l’Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola (Anp) che ha coinvolto 312 istituzioni scolastiche.
Inoltre, nell’88,4% dei casi le scuole ritengono di aver acquistato un quantitativo adeguato di mascherine Ffp2 per le classi in regime di auto-sorveglianza, mentre nelle ipotesi previste dal Dl 5/2022 le Ffp2 sono state indossate da tutti gli alunni e per tutta la durata prevista nella quasi totalità dei casi (97,4%).
Dallo studio emerge anche che durante la pandemia, nelle scuole italiane, le classi sono state sottoposte a tracciamento e i provvedimenti di quarantena sono stati emanati nel rispetto delle tempistiche previste dalla normativa in circa due terzi dei casi (63,3%). Il mancato rispetto delle tempistiche era imputabile solo nel 4,5% per un ritardo da parte della scuola nella segnalazione all’Asl, mentre nel 32,2% dei casi il ritardo riguardava l’attivazione delle procedure di competenza dell’Asl.
“Questo dato – commenta Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – conferma quanto la carenza di personale sanitario nei servizi epidemiologici delle Asl continua a rappresentare un problema irrisolto”.