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Scontro sul Pnrr, altolà a Fitto da Ue e magistrati. I giudici: «A rischio la sana gestione dei fondi»

Da una parte c’è l’associazione dei magistrati della Corte dei conti, pronta a denuncia il «clima di deresponsabilizzazione che non rafforza, ma depotenzia, l’efficacia dell’azione amministrativa». Dall’altra c’è la Commissione europea che fa sapere che monitorerà «con attenzione» le misure adottate dal governo Meloni. E tra i due fuochi c’è il ministro Raffaele Fitto che…

Da una parte c’è l’associazione dei magistrati della Corte dei conti, pronta a denuncia il «clima di deresponsabilizzazione che non rafforza, ma depotenzia, l’efficacia dell’azione amministrativa». Dall’altra c’è la Commissione europea che fa sapere che monitorerà «con attenzione» le misure adottate dal governo Meloni. E tra i due fuochi c’è il ministro Raffaele Fitto che due giorni fa, in Parlamento, ha chiarito che i controlli sulla spesa dei fondi legati al Pnrr saranno successivi e non concomitanti per non ostacolare l’attuazione del piano.

Ad alimentare le polemiche è innanzitutto la norma che affida alla Corte dei conti il controllo sui fondi del Pnrr «nella modalità del controllo successivo sulla gestione e non del controllo concomitante», come il ministro Fitto ha precisato nell’aula del Senato. Contro questa impostazione si schierano apertamente i magistrati contabili che arrivano a esprimere «preoccupazione per la decisione del Governo di limitare la funzione di controllo concomitante sul Pnrr» e di «prorogare lo scudo erariale, le cui ragioni fondanti legate all’emergenza sono venute meno». Secondo l’associazione dei magistrati della Corte dei conti, infatti, «queste norme, qualora venissero approvate in via definitiva dal Parlamento, metterebbero a rischio il sistema di tutele poste a presidio della sana e corretta gestione delle risorse pubbliche». Di qui l’auspicio che «il dovuto approfondimento in sede parlamentare conduca al ritiro» tanto della norma sui controlli successivi quanto di quella sullo scudo erariale.

Insomma, la strategia ipotizzata dal governo Draghi e sostanzialmente confermata dall’esecutivo Meloni con l’obiettivo di velocizzare l’iter di attuazione del Pnrr è già nel mirino della magistratura. Anzi, non solo della magistratura ma anche della Commissione europea che ieri, attraverso il suo portavoce Eric Mamer, “bacchetta” e “avvisa” Palazzo Chigi. Pur non commentando apertamente le misure al vaglio del Governo e del Parlamento italiani, infatti, Mamer ricorda che con le autorità del nostro Paese c’è «un accordo sulla necessità di avere un sistema di controllo e di audit efficace». Dopodiché Mamer fa sapere che la Commissione europea monitorerà «con grande attenzione cosa prevede la bozza di legge al riguardo della Corte dei conti».

La strategia adottata dal governo Meloni e sostenuta dal ministro Fitto finisce, ovviamente, anche nel mirino delle opposizioni parlamentari. Per Angelo Bonelli, leader dei Verdi, «il Governo mette il bavaglio alla Corte dei conti per nascondere le proprie inadeguatezze nella gestione del Pnrr che ad oggi ha visto solo il 13% delle risorse spese». Per Irene Tinagli, eurodeputata del Pd e presidente della Commissione per i problemi economici e monetari a Bruxelles, «nonostante il ministro Fitto dica che va tutto bene, la verità è che siamo nel pieno di uno stallo. E in questo stallo il Governo ha poi deciso di bloccare il controllo concomitante della Corte dei conti sul Pnrr, il cui operato è necessario per accelerare il Piano». A schierarsi dalla parte di Palazzo Chigi è però Sabino Cassese, presidente emerito della Corte costituzionale: «Ha fatto benissimo il Governo a resistere alle tentazioni e limitare il controllo preventivo della Corte dei conti. I controlli preventivi e concomitanti sono l’esercizio di un potere e con i controlli a tappeto e non a campione si finisce per non controllare sul serio e in profondità».

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