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Sardegna, la qualità della vita nella Regione fotografata provincia per provincia

(Adnkronos) - La Sardegna è una delle mete più amate dai turisti di tutto il mondo e i dati lo confermano: oltre 7 milioni di visitatori nel 2022, un anno record. Ma per i cittadini residenti sull'Isola qual è il livello della qualità della vita La 33° indagine del Sole 24 Ore traccia una panoramica…

(Adnkronos) – La Sardegna è una delle mete più amate dai turisti di tutto il mondo e i dati lo confermano: oltre 7 milioni di visitatori nel 2022, un anno record. Ma per i cittadini residenti sull’Isola qual è il livello della qualità della vita La 33° indagine del Sole 24 Ore traccia una panoramica sul livello di benessere dei cittadini. I risultati sono positivi in alcuni casi, ma non mancano parametri negativi, specie in alcune aree della regione. 

L’indagine elabora una graduatoria sulla qualità della vita nelle città italiane analizzando 90 diversi indicatori statistici, suddivisi in sei macrocategorie: ricchezza e consumi, affari e lavoro, giustizia e sicurezza, demografia e società, ambiente e servizi, cultura e tempo libero. La città italiana dove si vive meglio risulta essere Bologna, seguita da Bolzano e Firenze. 

Nella classifica generale sul benessere dei cittadini, tra le province sarde si distingue soprattutto Cagliari, che si trova al 18° posto su 107 capoluoghi di provincia. Un risultato di tutto rispetto, specie se confrontato con alcune grandi città italiane: si pensi, ad esempio, che Roma occupa il 31° posto. Non vanno altrettanto bene le altre province sarde che si piazzano tra la 69° e l’87° posizione generale, pur segnalandosi per alcuni indicatori specifici positivi. 

Oltre alla posizione meritoria nella graduatoria generale del benessere dei cittadini, Cagliari si trova al terzo posto assoluto per la qualità della vita delle donne, alle spalle di Monza-Brianza e Treviso, sulla base di un indice calcolato a partire da 12 diversi parametri, tra cui: occupazione, imprese, quote rosa, sport, competenze Stem. 

Tra gli indicatori maggiormente positivi, la città si distingue nel settore affari e lavoro dove raggiunge il sesto posto assoluto, con un incremento di ben 28 posizioni rispetto all’indagine precedente. In particolare, ottiene il primo posto nella qualità ricettiva delle strutture alberghiere e nella partecipazione alla formazione continua della popolazione tra 25 e 64 anni (fonte Istat 2021). 

In fatto di ambiente e servizi, Cagliari è la città ideale per gli anziani, un dato calcolato dall’analisi di 12 diversi parametri, tra cui biblioteche, infermieri, orti urbani, farmacie. Meno positivi invece i dati relativi alla situazione dei giovani che, sulla base di indicatori come concerti, aree sportive, nozze, età al primo figlio, vedono la città scendere all’80° posto. 

La seconda città dell’isola per popolazione è al 69° posto nella classifica generale della qualità della vita. Un risultato che è il frutto dell’andamento piuttosto alterno dei diversi indicatori. Se da un lato infatti ottiene buone performance nella categoria giustizia e sicurezza (29° a livello nazionale), non altrettanto si può dire per ricchezza e consumi (79°). 

Entrando nello specifico dei dati si scopre che Sassari è al terzo posto tra i capoluoghi di provincia italiani per i consumi energetici, con un valore quasi tre volte inferiore rispetto alla media italiana. In tema sicurezza, buoni risultati in fatto di delitti informatici (11° posto assoluto) e furti con strappo (24°), con un numero di denunce inferiori rispettivamente di oltre la metà e di oltre un terzo in paragone alla media nazionale (fonte Ministero dell’Interno 2021). 

Nel confronto con gli altri capoluoghi, Sassari non se la cava bene su diversi indicatori economici, classificandosi tra gli ultimi in quanto a depositi bancari delle famiglie (100° posto) e spesa delle famiglie per beni durevoli (102° posto con 1.990 € l’anno contro una media di 2.687 €). Tra gli indicatori più negativi anche quello sul numero dei laureati che la vedono al 105° posto, dieci punti sotto la media nazionale (dati Istat 2021). 

Nella graduatoria del benessere delle città italiane, dopo Sassari, si trova Oristano che occupa la 70° posizione. Eppure, il capoluogo affacciato sulla costa centro-occidentale dell’Isola si è distinto in diverse categorie, prima fra tutte giustizia e sicurezza, dove ottiene il primo posto assoluto, ma anche ambiente e servizi dove si classifica quinto, con ottime performance per la qualità della vita dei bambini (8°posto) e degli anziani (12°). 

Il primato oristanese in giustizia e sicurezza è confermato dal più basso indice di criminalità e numero di denunce per furti in abitazione (oltre 4 volte inferiori alla media nazionale), ma anche nell’elevata capacità di riscossione dei Comuni (86% contro il 77,4% della media). Sicurezza nelle case, ma non in strada: la mortalità in incidenti stradali, infatti, risulta doppia rispetto alla media nazionale (fonte Istat 2021). 

Il tallone d’Achille per Oristano sembra essere la categoria demografia e società, in cui raccoglie risultati negativi a livello di istruzione, solo il 47,2% delle persone tra 25 e 67 anni ha ottenuto almeno il diploma rispetto alla media italiana del 61,7%, e a livello di nascite, il quoziente di natalità risulta il penultimo più basso d’Italia (4,9 contro il 6,5 della media). La questione delle poche nascite per altro è trasversale a tutte le province sarde. 

Nuoro si posiziona al 74° posto della classifica generale, ma vanta delle performance di prestigio con riferimento a diversi indicatori sulla qualità della vita. Ad esempio, conquista il primo posto assoluto per spazio abitativo con 112,3 mq di superficie media in base ai componenti del nucleo familiare, a fronte di una media nazionale di 75,2 mq. 

Altri indicatori positivi riguardano il settore affari e lavoro, dove Nuoro e provincia si distinguono per l’8° posto assoluto nell’imprenditorialità giovanile, l’11% sul totale imprese registrate, contro una media italiana dell’8,4%, e il settore giustizia e sicurezza, nel quale risulta tra le città con i numeri più bassi per rapine in via pubblica (2° posto) e per furti in abitazione (7° posto). 

Le questioni che riguardano demografia e società sono le più deficitarie per Nuoro, che infatti in tale categoria si posiziona solo 92°. In particolare, si registra un saldo migratorio negativo di tre punti tra iscritti e cancellati all’anagrafe e inoltre a livello di formazione, meno della metà delle persone tra 25 e 64 anni ha ottenuto almeno un diploma. 

La qualità della vita per i residenti nel Sud Sardegna risulta essere meno positiva rispetto alle altre province sarde, infatti si classifica in 87° posizione. Ciò non significa che la provincia non abbia ottenuto buone performance in alcuni settori, come ad esempio il primo posto assoluto per consumi energetici pro capite, quasi quattro volte meno della media degli altri capoluoghi italiani. 

Risultati degni di nota anche riguardo ad alcuni indicatori della categoria affari e lavoro. Nello specifico, sono positivi i dati sulle cessazioni di imprese, solo 3 ogni 100 aziende registrate (5° posto assoluto) e sulla qualità ricettiva delle strutture alberghiere (6° posto in Italia). 

Note dolenti riguardano invece diversi settori della vita economica e sociale degli abitanti del Sud Sardegna. In tema di riqualificazione energetica sono stati spesi solo 11 euro per abitante contro una media nazionale di 55,3 euro (fonte Enea), un dato che pone la provincia all’ultimo posto della graduatoria nazionale. Allo stesso modo occupa l’ultimo posto per i servizi ai giovani e il penultimo per numero di sportelli bancari, solo 3 ogni 10 mila abitanti (media italiana 6,7). 

Dai dati statistici risulta che in Sardegna, in generale, la qualità della vita è medio-alta per alcuni indicatori tra cui: i servizi agli anziani, la qualità delle strutture ricettive alberghiere, diverse voci relative alla sicurezza dei cittadini, i consumi energetici, il numero di medici specialisti, la qualità dell’aria, i prezzi dei canoni di locazione. 

Al contrario, tra gli aspetti più critici si evidenziano la questione dei servizi per i giovani, la bassa natalità, la scarsa partecipazione elettorale, la ridotta entità dei depositi bancari e delle spese p
er beni durevoli delle famiglie e in alcuni casi anche lo scarso livello di istruzione delle persone. 

In particolare, sulla questione formazione e lavoro, tre province sarde su cinque hanno una percentuale oltre la media nazionale dei giovani che non lavorano e non studiano, i cosidetti Neet. Senza dimenticare i dati relativi al tasso di occupazione, che risulta inferiore alla media italiana del 63,17%, in tutti i capoluoghi sardi: Cagliari 60,63%, Nuoro 58,9%, Sud Sardegna 55,6%, Sassari 55%, Oristano 53,93%. 

Se è vero che le istituzioni regionali hanno fatto molto per la qualità della vita degli over 65 non solo dal punto di vista dell’assistenza sanitaria, ma anche dei servizi territoriali, d’altro canto risultano piuttosto indietro le politiche per i giovani. In questo senso uno dei provvedimenti più recenti è la proposta di legge n.182 del 2 luglio 2020 che prevede l’annullamento di una legge regionale del 1999, ormai superata, per approvare un nuovo testo con una visione organica e coordinata delle politiche giovanili. 

Altri temi sui quali le istituzioni regionali stanno cercando di intervenire riguardano il tasso di natalità, l’emigrazione e l’imprenditorialità. Tra le iniziative a sostegno delle famiglie, degli imprenditori e contro lo spopolamento della Sardegna, si inserisce ad esempio la legge regionale n.3/2022 che destina risorse finanziare a favore dei Comuni con meno di 3 mila abitanti per la concessione di contributi e agevolazioni ai residenti e a coloro che trasferiscono la residenza. La misura prevede un assegno di natalità per ogni figlio nato o adottato o in fase preadottiva, contributi per l’acquisto o la ristrutturazione di prime case e contributi a fondo perduto per l’avvio di attività imprenditoriali. 

Al di là di alcuni progetti realizzati, appare chiara la necessità di un piano di interventi strutturale e di medio-lungo termine per poter apportare miglioramenti concreti in diversi ambiti socio-economici che influenzano direttamente il livello di benessere dei cittadini. In questa direzione va ad esempio la recente delibera regionale n.37 del 14 dicembre 2022 che istituisce il tavolo di coordinamento regionale dei Centri per la famiglia, uno strumento che fornisce omogeneità e parità di accesso ai servizi offerti dai Centri stessi. 

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