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Sanità, il 60% degli internisti pugliesi è depresso e in “burn-out”: uno su quattro vuole licenziarsi

Depressi, stressati e in «perenne carenza di sonno per orari di lavoro che vanno oltre il lecito» e soggetti a carichi di lavoro impossibili da gestire: è la fotografia scattata dalla Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi) in riferimento alla situazione dei medici pugliesi che lavorano nei reparti di Medicina interna. La descrizione fatta riguarda…

Depressi, stressati e in «perenne carenza di sonno per orari di lavoro che vanno oltre il lecito» e soggetti a carichi di lavoro impossibili da gestire: è la fotografia scattata dalla Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi) in riferimento alla situazione dei medici pugliesi che lavorano nei reparti di Medicina interna.

La descrizione fatta riguarda il 60% dei professionisti e il 21% sta pensando di licenziarsi. I dati sono stati presentati questa mattina, a Milano, in occasione del 28esimo congresso nazionale di Fadoi.

Ad aggravare la situazione, poi, c’è la «mancanza di riconoscimento del valore di quanto con competenza professionale si fa, un numero di pazienti per medici e posti letto che rende quasi impossibile instaurare un rapporto empatico con i pazienti e la burocrazia che rende tutto ancora più difficile», si legge nel rapporto.

In gergo tecnico è chiamata “Sindrome da burnout”, un insieme di sintomi determinati da uno stato di stress permanente con il quale devono vivere il proprio lavoro il 60% dei medici pugliesi internisti.

Secondo i dati presentati oggi, in Puglia il 60% tra medici che lavorano nelle Medicine interne dichiara di essere in burn-out e il 21% di aver pensato di licenziarsi nell’ultimo anno. Il 25% riferisce di sentirsi emotivamente sfinito, il 36% di essere sfinito al termine di ogni giornata lavorativa e solo il 18% di essere frustato dal proprio lavoro. Il 32% ritiene di lavorare troppo duramente. Poco più del 50% ritiene di affrontare efficacemente i problemi dei propri pazienti, di essere rallegrato dopo aver lavorato con i pazienti (56%) e di influenzare positivamente la vita di altre persone attraverso il proprio lavoro (59%). Incrementa la percentuale (63%) di chi ritiene di aver realizzato cose di valore con il proprio lavoro. Il covid ha inciso negativamente sulla vita della metà dei medici e degli infermieri pugliesi.

«Gli internisti della regione Puglia denunciano una condizione di stress lavorativo. La situazione è sicuramente peggiorata con la pandemia da Covid-19 che ha messo a dura prova la resistenza e la tenacia dei medici internisti che sono stati in prima linea nell’assistenza ai pazienti colpiti dal virus. A termine della pandemia le condizioni di lavoro sono diventate più difficili per la carenza di personale medico e infermieristico, e per le necessità di assistenza sempre più impegnative a causa dell’invecchiamento della popolazione e del periodo di pandemia che ha impedito o reso difficile il trattamento delle patologie croniche». Così Anna Belfiore, presidente Fadoi Puglia, commenta i dati della survey nazionale realizzata dal sindacato e presentati oggi a Milano.

«Il peso del lavoro – aggiunge – sempre più gravato da richieste di assistenza a più livelli, medica, infermieristica, riabilitativa, sociale, e dalla scarsità di risorse, determina nel medico sentimenti di inadeguatezza. Gli internisti della Puglia – conclude – rappresentano una grande risorsa per il sistema sanitario regionale, ma è cruciale una migliore organizzazione del lavoro e un dialogo più strutturato con le risorse territoriali».

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