«C’è ancora molto da fare per diffondere la cultura della prevenzione dei tumori al seno, ma il nostro impegno non si ferma». Ad affermarlo è Linda Catucci, presidente del comitato Puglia dell’associazione fondatrice della Race for the Cure, la Susan G. Komen Italia.
La manifestazione è arrivata alla sua diciassettesima edizione e anche a Bari viene sempre accolta con grande entusiasmo. Perché è così importante?
«C’è stato negli anni un cambiamento culturale, che ha portato le persone ad avere una maggiore consapevolezza e una maggiore quantità di informazioni sulla malattia e sulla sua prevenzione. Grazie alla diffusione di queste parole chiave penso che un giorno riusciremo davvero a sconfiggere il tumore. Ma attività di questo genere aiutano, in concreto, anche ad affrontare in maniera diversa e più “serena” tutto il percorso della malattia».
Qual è il senso della Race for the Cure?
«Con la nostra manifestazione siamo presenti proprio per testimoniare che è fondamentale fare prevenzione, avere innanzitutto cura della propria persona, ma non è da sottovalutare il senso di solidarietà sociale che permea la Race e che ci porta, tramite la raccolta fondi, a mettere in campo sul territorio diversi progetti dedicati a tutte le donne, soprattutto quelle che vivono in una condizione di fragilità socio-economica e che non hanno la possibilità di accedere ad esami e screening che, spesso, possono salvare loro la vita. Quest’anno, ad esempio, abbiamo attivato progetti per un importo complessivo di circa 80mila euro. È un modello di volontariato vincente e un traguardo che ci rende molto orgogliosi».
Quest’anno la manifestazione si tiene nel giorno della festa della mamma. Come mai?
«Quando si ammala una mamma si ammala tutta la famiglia. Per questo abbiamo creato anche un hashtag dedicato per questa edizione. Ma il messaggio è dedicato anche a tutti i figli e le figlie ed è un invito ad affrontare con coraggio le difficoltà della vita che ci colpiscono».