Sei poliziotti feriti da un detenuto violento, altre due ferite dopo aver salvato dal suicidio una donna con problemi psichici e un agente colpito da infarto probabilmente anche a causa del caldo. Senza dimenticare il sovraffollamento record, la mancanza di letti e materassi, il degrado in cui versano molte strutture. Le carceri pugliesi sono un inferno e così il Sindacato autonomo della polizia penitenziaria (Sappe) torna a scrivere ai vertici del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) minacciando, in caso di mancato intervento, di rivolgersi alla magistratura.
Gli episodi registrai negli ultimi giorni all’interno delle carceri regionali sono a dir poco allarmanti. A Taranto un detenuto ha aggredito «senza alcun motivo» ben sei agenti, colpendoli con calci alla pancia e testate e pugni al volto. Risultato: gli agenti sono stati ricoverati in ospedale, alcuni si sono visti assegnare 30 giorni di prognosi mentre uno è stato costretto a rimanere in osservazione. Nello stesso penitenziario una detenuta con problemi psichici ha prima tentato di suicidarsi impiccandosi con una rudimentale corda legata alle grate della finestra e poi si è scagliata contro le due poliziotte intervenute per salvarle la vita, mandandole entrambe al pronto soccorso. Da Taranto a Foggia, dove un agente è stato colpito da infarto, probabilmente anche a causa delle 14 ore di lavoro svolte in un ambiente torrido.
Stando a quanto denunciato dal Sappe, la situazione non è migliore negli altri penitenziari della Puglia. Qui, secondo il rapporto recentemente stilato da Antigone, il tasso di sovraffollamento ha toccato il 145% ed è il più elevato in Italia. Basti pensare che a Taranto i detenuti hanno superato le 800 unità, spesso se ne trovano quattro in celle da due e adesso, sempre secondo il Sappe, mancano letti, materassi e suppellettili. A Bari i reclusi hanno toccato quota 461 a fronte di una capienza regolamentare di 294.
Non c’è da meravigliarsi, dunque, dell’escalation di tentati suicidi, atti di autolesionismo, proteste, risse tra detenuti, aggressioni verbali e fisiche nei confronti dei poliziotti. Di qui la durissima presa di posizione del Sappe: «Per 1300-1400 euro al mese – sottolinea Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sappe – non conviene fare un lavoro in cui rischi seriamente la vita ogni giorno, senza diritti, senza sicurezza e con carichi di stress inimmaginabili». Poi l’attacco ai garanti dei detenuti: «Ma perché queste persone, oltre a fare da megafono ai detenuti per denunciare presunti abusi, non si riuniscono e protestano seriamente per una situazione ormai degenerata?». Infine l’appello all’amministrazione penitenziaria: «Abbiamo nuovamente scritto al Dap per informarlo della grave situazione in cui versano le carceri pugliesi – conclude Pilagatti – In caso di mancata risposta ci rivolgeremo, come già fatto a settembre scorso, alla magistratura, nella speranza che stavolta i giudici dedichino un po’ di tempo alle condizioni dei penitenziari locali».