Sono sette le persone indagate dalla Procura della Repubblica di Potenza nell’ambito di un’inchiesta sul fallimento della società “Step One”, che fa parte del gruppo internazionale “Polypore”, azienda leader a livello mondiale nel settore della componentistica per auto.
L’inchiesta, denominata “Freezing”, ruota intorno a una bancarotta fraudolenta per distrazione che avrebbe cagionato, secondo la Procura potentina, un danno economico «di rilevante entità», perché «parte dei profitti (pari a oltre 20,3 milioni di euro) sono stati conseguiti da tre società straniere appartenenti a un medesimo gruppo multinazionale», due con sede in Francia e una in Olanda.
Secondo l’accusa, sarebbe stato depauperato il patrimonio della “Step One”, fino a determinarne il fallimento, con la sottrazione «fraudolenta» di denaro dalle casse sociali. Il denaro sarebbe stato «movimentato a favore di altre imprese facenti parte del medesimo gruppo».
I soci francesi, «detentori del capitale sociale», avrebbero posto in vendita l’azienda italiana spostando la produzione in Asia, «retrocedendo le somme in cassa, con un prestito, mai restituito, di 20 milioni di euro, a una nuova azienda, appositamente costituita e priva di garanzie finanziarie», provocando alla “Step One” un danno di oltre 20,3 milioni di euro.
L’azienda fallita aveva uno stabilimento nell’area industriale di Tito, sottoposto a sequestro probatorio, dove si assembleavano batterie per auto.
Durante indagini, tuttora in corso, coordinate dalla Procura di Potenza, nell’area dell’azienda sono stati riscontrati «eccezionali indici di inquinamento delle matrici terra e acqua».