(Adnkronos) – Basta parlare male della Decima Mas se non la si conosce e basta usurparne simboli e motti senza ragione. Sergio Pogliani non ci sta a veder trascinare la Decima Mas nell’ennesima polemica. Lui, presidente ‘protempore’ dell’associazione X Flottiglia Mas fondata nel 1952 dal comandante Junio Valerio Borghese. prende le distanze dalla maglietta esibita da Montesano così come da tutti quelli che utilizzano simboli e motti senza motivo, autorizzazione o in contesti sbagliati. ”Non conoscono la Decima -dice all’Adnkronos- e si vestono da Zorro per dare adito ai beceri pennivendoli prezzolati dai partiti di poter scrivere idiozie su una formazione non politica che ha operato militarmente dal 1941 al maggio del 1945. Nel Regno del Sud , occupato dal 1943 al 1945, non esisteva la X Flottiglia Mas ma Mariassalto comandata da ufficiali anglo-americani”. Il problema, spiega, è che nel circo mediatico la decima Mas e la sua associazione spesso sono tirate in ballo senza una logica, se non giocando su classici stereotipi: ”siamo involontariamente coinvolti in casi a noi completamente estranei, da individui sconosciuti , non iscritti e storicamente ignoranti”.
Perchè la decima Mas, sottolinea il presidente, viene spesso rappresentata in chiave negativa, qualcosa da condannare a prescindere, mentre contemporaneamente l’associazione che ne difende gli ideali è riconosciuta e invitata ad eventi istituzionali. ”non sono pochi i casi -dice- dove è presente la nostra partecipazione, sia in Italia che all’estero. Con il presidente della Repubblica italiana Napolitano, ad esempio, ma anche con Capi di Stato Maggiore, Comandanti della Squadra Navale, Comandanti di formazioni militari italiane , a bordo delle nostre navi militari e sommergibili”. Pogliani ricorda che l’associazione ha partecipato a tutti questi eventi ”sempre con il Medagliere della X Flottiglia Mas, compreso le sfilate al Colombus Day con politici, prelati e militari americani e della Nato”.
Come dire, se fosse un’associazione da ripudiare o da rinnegare non sarebbe invitata. D’altronde, sottolinea, ”apparteniamo alle componenti dell’associazione nazionale Marinai d’Italia; abbiamo un codice fiscale rilasciato dall’ufficio delle entrate di Milano, un organo d’informazione “La Cambusa” registrato al Tribunale milanese ed il logo o marchio depositato al competente Ministero dello Sviluppo Economico ufficio Marchi e Brevetti”. Ma non solo. ”Per Regolamento e Statuto , non permettiamo agli associati di usare abbigliamento associativo con il logo X per nessun evento che non sia organizzato e preventivamente autorizzato dal Consiglio Direttivo in carica”.
E quasi a evitare qualsiasi strumentalizzazione politica, il presidente assicura che come associazione ”non abbiamo mai iscritto nessun politico e parenti del Comandante. Siamo un’associazione repubblicana e non condividiamo i principi monarchici di successione. Ci si iscrive come associati normali e nel Direttivo si entra solamente per meriti e non per parentela. Da 70 anni ci occupiamo solo di ricerche storiche e pubblichiamo in proprio i documenti degli archivi italiani, inglesi ed americani che ritroviamo; unitamente ai diari manoscritti dei Combattenti della X”.
A chi fa notare che l’associazione costodisce la bandiera di guerra, Pogliani risponde dicendo che questa ”ha un veto all’uso ed e’ conservata per motivi storici. Partecipiamo solamente a manifestazioni militari e non abbiamo mai aderito a nessun evento politico”. Perchè, ribadisce Pogliani, l’associazione voluta da Junio Valerio Borghese ”e’ apartitica e apolitica. Da non confondere con gli irregolari gruppi che usano la stessa denominazione con l’aggiunta di sigle varie. Tutti fasulli, come i vessilli e i loghi che abusivamente usano”.
Pogliani si dice poi ”orgoglioso di non aver mai percepito denari pubblici da Comuni, Regioni e Stato Italiano. A differenza della miriade di associazioni sovvenzionate dal Ministero della Difesa, che non controlla mai la reale veridicita’ delle medesime , che non presentano bilanci, che non sono associazioni combattentistiche e che percepiscono soldi pubblici per divulgare la solita e becera politica di parte, nota e conosciuta”.