(Adnkronos) – Con l’approvazione del terzo decreto Pnrr, l’esecutivo ha impresso un cambio di rotta importante sotto il profilo della governance del Piano Nazionale. Il ruolo del Servizio centrale presso il Mef è stato ridimensionato, trasformandosi in un Ispettorato, conferendo funzioni e responsabilità a Palazzo Chigi ed in particolare al Dipartimento della Presidenza del Consiglio per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr. Con il nuovo assetto normativo vengono risolte alcune criticità riscontrate nel corso dell’attuazione dei programmi di spesa del Piano, in particolare quelle di coordinamento finanziario per l’erogazione degli anticipi per i soggetti attuatori e beneficiari degli interventi. Queste alcune delle considerazioni formulate nella ricerca commissionata da Adnkronos al Centro Studi Enti Locali (Csel), che, in attesa dell’accoglimento della richiesta di pagamento della terza rata del Pnrr avanzata dal governo alla Commissione europea, ha realizzato un’indagine sullo stato di attuazione dei progetti del Piano in capo a Comuni, Province, le Città metropolitane, Unioni di comuni e Comunità montane.
I ricercatori del Csel sottolineano quanto la revisione del Dispositivo di ripresa e resilienza (Rff), tanto auspicata a livello governativo, sia in effetti un’esigenza comuni a numerosi paesi dell’Unione.
Il dispositivo Rff, ricorda la ricerca del Csel, è uno strumento temporaneo di ripresa. Consente alla Commissione di raccogliere fondi per aiutare gli Stati membri ad attuare riforme e investimenti che siano in linea con le priorità dell’Ue e che affrontino le sfide individuate nelle raccomandazioni specifiche per paese nell’ambito del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche e sociali. Il complesso degli interventi del Pnrr fornisce rilevanti contributi tanto ai sei Pilastri di policy a cui il programma Ngeu si ispira quanto alle 12 sfide individuate dalla Commissione europea per l’Italia nell’ambito delle Raccomandazioni specifiche adottate per i singoli Paesi.
A seguito di questa rinnovata sensibilità, ricorda il Csel, anche il nostro Paese, al pari degli altri stati membri, nei prossimi mesi dovrà rivedere il proprio piano nazionale per dare seguito alle modifiche introdotte al regolamento, che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza, con i nuovi capitoli del piano REPowerEu, la risposta della Commissione alle difficoltà socio-economiche e alle perturbazioni del mercato energetico mondiale causate dalle tensioni geopolitiche prodotte dal conflitto in Ucraina. Una revisione, ricorda Centro Studi Enti Locali, auspicata da più parti, soprattutto dalle amministrazioni più prossime ai territori, che sono responsabili di una quota rilevante circa il 20% dell’intero ammontare delle risorse del Piano.
Assegnando ai progetti qualificati Pnrr i relativi traguardi e obiettivi risulta che a inizio 2023 sono complessivamente 215 i traguardi (milestone) e 62 gli obiettivi (target) giunti a termine, mentre le prossime scadenze riferite ai due primi trimestri con data termine a giugno riguarderanno 36 traguardi e 29 obiettivi. E’ quanto emerge ancora dalla ricerca commissionata da Adnkronos al Centro Studi Enti Locali (Csel).
Dall’analisi dei dati elaborati, emerge un progressivo aumento dell’impegno dei soggetti attuatori e di coloro che sono direttamente responsabili della realizzazione fisica degli interventi. Infatti, se nel primo biennio l’impegno è stato maggiormente concentrato sulle amministrazioni centrali che avevano il compito di mettere in funzione la macchina dei finanziamenti e assicurare adeguati presidi di governance e di legalità, quest’anno aumenta sensibilmente l’impegno dei soggetti attuatori locali chiamati a realizzare gli investimenti per cui si sono ottenuti i relativi fondi.
Le prime scadenze che rientravano nelle competenze dei ministeri titolari degli interventi hanno riguardato prevalentemente la componente M1C1 (Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella Pa) con 33 milestone e 20 target da rendicontare rispetto all’avanzamento del piano, successivamente hanno avuto un buon avanzamento anche le scadenze riferite al M2C1 (Agricoltura sostenibile ed Economia Circolare) con 23 milestone e 6 target, ed infine anche la componente M5C2 (Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile) che con 21 traguardi e 4 obiettivi; tale misura ha visto le amministrazioni territoriali particolarmente coinvolte visto l’importante stimolo agli investimenti sia nel settore rifiuti sia del trasporto pubblico locale.
Per elaborare la ricerca, lo studio del Csel ha messo a confronto i dati resi pubblici dalle amministrazioni titolari di intervento, dagli enti locali e quelle presenti nelle banche dati governative e ha ricostruito un quadro del ruolo degli enti locali nell’ambito delle progettualità Pnrr nei settori della coesione sociale, della salute e dell’istruzione. E’ indubbio, spiega Csel, “che il ruolo assunto dagli enti locali comporti un ulteriore ed importante carico amministrativo e organizzativo, che in parte ha trovato una valida risposta nel d.l. 80/2021 e che ora con il terzo decreto Pnrr (d.l. 13/2023) potrebbe risolvere le ulteriori criticità lamentate dalle amministrazioni interessate”.
Un’azione di potenziamento, quella proposta dall’esecutivo, “che impone interventi sulla governance che a parere di Csel dovrebbero consentire una più efficiente gestione della spesa dell’ingente mole di risorse messe a disposizione degli enti che sono chiamati a dimostrare in tempi assai brevi un’adeguata capacità organizzativa e gestionale dei progetti anche sotto il profilo della riduzione dei divari territoriali. Nello studio viene sottolineato che il Piano di ripresa e resilienza e quello complementare si inseriscono in un quadro di forte accelerazione degli stanziamenti per la spesa in conto capitale rispetto alla situazione pre-crisi, occorre agganciare tali risultati al 2019 in cui è stato possibile rilevare un notevole impulso sotto il profilo degli investimenti pubblici locali in particolare per effetto di una semplificazione della regolamentazione degli appalti pubblici e delle regole di bilancio degli Enti locali”.
Nel dettaglio, spiega quindi Csel, le misure di intervento del piano che hanno raccolto il maggior numero di progetti a livello locale sono stati quelli inerenti la riqualificazione urbana, l’efficientamento energetico e la messa in sicurezza di scuole, strade ed edifici pubblici. Rilevano, inoltre, le iniziative riferite al servizio idrico e quello dei rifiuti, due settori, questi ultimi, soggetti a specifica regolamentazione, dove l’intervento degli enti locali è mediato spesso da società strumentali, ovvero da operatori privati con i quali gli enti stessi intrattengono rapporti di servizio.
Dall’analisi svolta emerge che nel 2021 gran parte degli investimenti, ad esclusione delle progettualità già in essere e riconvertite con fondi del Piano, si trovavano ancora in fase di avvio e che le scadenze di periodo riferite ai milestone (traguardi) e target (obiettivi) di progetto rientravano principalmente nelle competenze dei ministeri titolari di intervento. Pertanto, un primo segnale sotto il profilo realizzativo viene colto nel 2022 con un graduale e progressivo passaggio dalla fase progettuale a quella esecutiva. Utilizzando i dati ministeriali e quelli della banca dati pubblica ‘Open Cup’ del Dipartimento per la Programmazione Economica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Csel ha individuato un insieme significativo di enti locali che a gennaio 2023 sono stati ammessi al finanziamento Pnrr e che pertanto hanno sottoscritto un accordo con le relative amministrazioni titolari. Pertanto, sono stati individuati oltre 74 mila Cup attivi su progetti Pnrr di competenza di Comuni, Province, Città Metropolitane, Comunità montane e Unioni di comuni. L’analisi condotta da Csel restituisce un quadro interessante sul livello di coinvolgimento d
egli enti locali e della loro partecipazione nella realizzazione degli investimenti previsti nel Piano.