L’assemblea cittadina del Partito democratico, prevista per domani, potrebbe davvero arrivare al tavolo politico del centrosinistra con il nome di un solo candidato sindaco per Bari. E potrebbe farlo senza ricorrere alle primarie interne.
A sottolineare il possibile ruolo risolutivo del “parlamentino” è stato il segretario regionale dem Domenico De Santis, al margine dell’evento “La strada per la Pace-Donna vita libertà”. «Invito tutti a lavorare per unire e a trovare le ragioni che ci uniscono al fine di ricercare una sintesi da offrire alla coalizione», ha dichiarato ai giornalisti De Santis, aggiungendo che le la rosa dei nomi dem in campo «sarà vagliata dall’assemblea cittadina del Pd, unico organo deputato a licenziare le candidature».
Saranno, dunque, i componenti dell’assemblea a decidere «la proposta unitaria che si porterà al tavolo del centrosinistra». Parole che allontanano la possibilità di scegliere il candidato attraverso le primarie interne. Queste consultazioni, infatti, restituirebbero l’immagine di un Pd lacerato all’interno e troppo debole per reggere ai pressing della Convenzione, percorso di confronto politico che la sinistra progressista sta portando avanti simultaneamente. Nell’ultimo incontro, nella Casa del Popolo, le forze che hanno aderito alla Convenzione hanno infatti indicato il proprio candidato sindaco da sottoporre al confronto con gli alleati: il penalista Michele Laforgia, presidente de “La Giusta Causa”. Costringere i componenti dell’assemblea dem a passare dal voto interno per scegliere il candidato unitario da portare al tavolo sarebbe una dimostrazione di debolezza che non ci si può permettere. I nomi al vaglio rimangono gli stessi: il deputato Marco Lacarra, gli assessori uscenti Pietro Petruzzelli e Paola Romano. Nessuno dei tre, allo stato attuale, sarebbe disposto a fare un passo indietro.
In un’intervista, però, Lacarra (disposto al dietrofront solo per lasciare spazio a un quinto candidato), ha tirato dal cilindro il nome di Vito Leccese: «Se aggrega, io non avrei dubbi sulle qualità morali e sulle capacità». Sono le stesse ragioni che portano, in queste ore, a non considerare affatto questo atteggiamento come un modo per “bruciare” l’ennesimo competitor. Anzi. Leccese riscuote le simpatie di gran parte del centrosinistra. Attualmente capo di gabinetto del sindaco Antonio Decaro, Leccese vanta una lunga esperienza politica e amministrativa.
Consigliere comunale dall’età di 22 anni, fu assessore all’Ambiente nella giunta di Enrico Dalfino, trovandosi al governo della città in un momento delicatissimo della storia di Bari come lo sbarco della nave Vlora, carica di albanesi, nell’agosto del 1991. Leccese, inoltre, godrebbe anche del sostegno dei palazzi romani, dove la discussione sulle comunali baresi si è spostata negli ultimi giorni. Dalla sua parte c’è il fatto di essere stato deputato dal ’92 al ’94 e poi dal ’96 al 2001, ricoprendo anche l’incarico di vicepresidente della Commissione permanente Affari esteri e comunitari.
Tra i protagonisti della Primavera Pugliese, Leccese è ben visto sia negli ambienti del Pd che in quelli della Convenzione, dove siede anche Progetto Bari, lista nella maggioranza Decaro e vicina al capo di gabinetto. Ad avvantaggiarlo, infine, ci sarebbe proprio il rapporto col sindaco uscente, di cui è considerato un “fedelissimo”. Interrogato sul tema, però, il portavoce di Progetto Bari, Riccardo Montingelli, mantiene un profilo basso: «Ci auguriamo soltanto di poter arrivare a un nome unitario, ma non in senso astratto, un nome capace di tenere unito il fronte progressista per contrastare la destra del premierato. Che fa paura».