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Pazienti “circuiti”: «Quei pagamenti non erano dovuti». L’oncologo Vito Lorusso ai domiciliari

Dal carcere passa agli arresti domiciliari Vito Lorusso, l'oncologo 67enne dell'Irccs Giovanni Paolo II di Bari arrestato giovedì in flagranza di reato dalla polizia nel suo studio con le accuse di concussione e peculato per aver abusato del proprio ruolo chiedendo denaro in contanti non dovuto per prestazioni, visite e per saltare la fila. Con…

Dal carcere passa agli arresti domiciliari Vito Lorusso, l’oncologo 67enne dell’Irccs Giovanni Paolo II di Bari arrestato giovedì in flagranza di reato dalla polizia nel suo studio con le accuse di concussione e peculato per aver abusato del proprio ruolo chiedendo denaro in contanti non dovuto per prestazioni, visite e per saltare la fila.

Con un provvedimento di 49 pagine la gip del tribunale di Bari, Rosa Caramia, ha convalidato l’arresto e disposto gli arresti domiciliari per il professionista che, difeso dagli avvocati Gaetano e Luca Castellaneta, ha già fatto richiesta di pensionamento al Giovanni Paolo II.

Sono tre gli episodi concussivi e sei quelli di peculato messi nero su bianco dalla pm Chiara Giordano. L’inchiesta è partita a novembre del 2022 con la denuncia presentata dalla figlia di una paziente seguita dall’oncologo. Ma sarebbero diverse le persone per le quali «la situazione di urgenza e gravità in cui si trovavano li poneva in una condizione – scrive la gip – di sudditanza psicologica e li esponeva inevitabilmente agli abusi ed alle minacce del medico». Da qui i pagamenti non dovuti che, secondo l’accusa, sarebbero stati elargiti a Lorusso, nonostante i pazienti fossero in possesso anche del codice di esenzione, in quanto malati oncologici.

Inoltre scrive la gip «colpisce che in tutti i casi le vittime, pur se messe dal Lorusso con le spalle al muro, nutrono per lui anche una profonda gratitudine. In questo contesto è particolarmente eloquente ed acquista valenza giuridica anche l’automatismo dei pagamenti, fatti da molti pazienti, senza che né loro, né il medico abbiamo avuto bisogno di dire alcunché». Gli investigatori hanno raccolto nel giro di un mese numerosi messaggi whatsapp, intercettazioni e filmati video, ripresi da una telecamera nascosta nello studio, che, scrive la giudice, «hanno fornito preciso riscontro alla denuncia della figlia di una paziente oncologica», poi deceduta e «portato alla scoperta di altri episodi di concussione e peculato».

Lo scorso 12 luglio Lorusso è stato arrestato in flagranza subito dopo aver ricevuto 200 euro in contanti da un suo paziente. La scena è stata immortalata dalla telecamera nascosta. In altre circostanze, secondo quanto raccolto dagli investigatori, il medico avrebbe accettato 150 euro perfino per il ricovero di una paziente. Le richieste erano implicite e in alcuni casi esplicite. È indubbio, secondo la giudice Caramia, che il medico ha abusato dei poteri della sua qualifica e della sua funzione strumentalizzando la sua posizione di dirigente medico facendo intendere di essere l’unico esperto in quel particolare genere di tumore facendosi pagare “al di fuori del circuito pubblico”. Riusciva, secondo la giudice, a fidelizzare i pazienti ponendosi come unico in grado di garantire loro una cura adeguata e per questo metteva in chiaro che bisognava pagare.

In un brano intercettato, il medico dice chiaramente: «che da me devi passare, cioè io c’ho un costo, io sono questo». Così, dopo aver carpito la totale fiducia dei pazienti, di presentava ai loro occhi come l’unico in grado di consentire di scavalcare file, evitare noie burocratiche. Nell’ordinanza di applicazione della misura cautelare, la giudice definisce Lorusso come un burattinaio che disponeva della struttura pubblica a suo piacimento. Per la gip, si è trattato di un modus operandi consuetudinario. In pochi giorni gli investigatori hanno ripreso molte dazioni di denaro che il medico spesso amava chiarire, indicando chiaramente la possibilità di pagare in nero e avere una corsia preferenziale con le visite pomeridiane, o pagare il ticket «finendo nella cavaiola del mattino». Durante l’interrogatorio di garanzia, il medico ha giustificato i 200 euro ricevuti definendoli un regalo. Per la giudice, tuttavia, non si capisce come mai, trattandosi di un regalo spontaneo, il paziente sentito dai poliziotti ha negato di aver dato quella somma al medico un attimo prima dell’arresto. Quando sono scattate le manette, il medico aveva in tasca altri 800 euro in contanti.

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