Verrebbe da dire: ma da quale pulpito viene la predica! Matteo Messina Denaro, il boss mafioso rimasto in latitanza per più di 30 anni, e poi arrestato lo scorso gennaio, in un pizzino ritrovato dai Carabinieri nel suo covo, scrive di non volere, alla sua morte, funerali in chiesa perché la Chiesa, quella con la C maiuscola, è per lui “corrotta e fatta da uomini immondi che vivono nell’odio e nel peccato”.
Adesso, a prescindere da come lo Stato abbia agguantato questo criminale, guarda un po’ proprio prima che egli avesse necessità delle ultime cure palliative per evitare una fine meno dolorosa, veramente lascia basiti la sua sicumera e presunzione.
Chissà cosa gli avrebbe risposto, ad esempio, Don Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia che, guarda un po’, applicava la scomunica ai mafiosi negando loro il funerale.
Dicono che il rapporto con Dio sia personale. Speriamo che così sia per Messina Denaro e che finalmente trionfi la giustizia. Quella eterna.