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Omicidio di Benny Petrone. Il commando al setaccio

Qualche giorno ancora per gli agenti della Digos di Bari, al lavoro per l’identificazione dei coinvolti nell’omicidio di Benedetto Petrone, delitto che rappresentò 46 anni fa lo spartiacque nella storia politica di Bari. Il 12 luglio scorso, infatti, il gip del tribunale di Bari, Angelo Salerno, aveva disposto indagini per sei mesi, “per individuare compiutamente…

Qualche giorno ancora per gli agenti della Digos di Bari, al lavoro per l’identificazione dei coinvolti nell’omicidio di Benedetto Petrone, delitto che rappresentò 46 anni fa lo spartiacque nella storia politica di Bari. Il 12 luglio scorso, infatti, il gip del tribunale di Bari, Angelo Salerno, aveva disposto indagini per sei mesi, “per individuare compiutamente l’identità delle persone che agirono in concorso con Giuseppe Piccolo e ricostruire il contributo concorsuale nella commissione del delitto di omicidio di Benedetto Petrone di ciascuna di esse”.

Perché, aveva spiegato nella dettagliata motivazione, avvenne per “motivi abietti, non potendo il credo politico dei soggetti agenti consentire di ritenere proporzionata, in un ordinamento costituzionale improntato ai valori democratici e di tutela della vita, una condotta esorbitatamente violenta come quella omicidiaria realizzata ai danni di Benedetto Petrone”.
Per questo, ritrovando così le condizioni per ipotizzare l’aggravante dei motivi abietti, aveva cancellato dalle indagini sull’omicidio l’ombra della prescrizione. Era stato proprio lo spettro della prescrizione ad indurre la Procura di Bari, nei mesi precedenti, a chiedere al gip l’archiviazione del procedimento per omicidio nei confronti di Giuseppe Piccolo, unica “mano assassina” identificata quella sera del 28 novembre 1977.

Ma Salerno era andato oltre, descrivendo le “condotte che, come condivisibilmente sostenuto dalla difesa della persona offesa, appaiono realizzate in concorso tra Piccolo e i soggetti con lui presenti sul luogo del delitto”. Condotte “caratterizzate da crudeltà contro le persone, concretizzatasi nel colpire con più fendenti la vittima, all’addome e al torace, dopo averla raggiunta in gruppo”.
Ed è sul gruppo, oltre che su Piccolo, che si sono concentrate le nuove indagini, come richiesto dall’avvocato Michele Laforgia, legale dell’Anpi e della sorella di Benedetto Petrone, Porzia, entrambi costituitisi parte civile. “La sera del 28 novembre 1977, presso la locale piazza Prefettura, il Piccolo, agendo in concorso con altri soggetti da identificare compiutamente e nei cui confronti indirizzare pertanto l’attività investigativa – scrive il gip -ha raggiunto il Petrone, armato al pari degli altri concorrenti, con il chiaro e comune intento di aggredire e uccidere la vittima attraverso una condotta da estendere a tutti i partecipi della spedizione micidiaria”.

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