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Natale sempre più caro. Nessuno sconto per le famiglie

Sarà un Natale particolarmente costoso per le famiglie. La crescita dell’inflazione non risparmia Puglia e Basilicata. Nell’ultimo mese si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,7% su base mensile e del 3,0% su base annua (da +2,5% del mese precedente). Bari si classifica al settimo…

Sarà un Natale particolarmente costoso per le famiglie. La crescita dell’inflazione non risparmia Puglia e Basilicata. Nell’ultimo mese si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,7% su base mensile e del 3,0% su base annua (da +2,5% del mese precedente).

Bari si classifica al settimo posto tra i capoluoghi di regione con un aumento del 3,3%. Numeri importanti che travolgono anche i due prodotti più consumati a Natale: il panettone e il pandoro. Per il primo si prevedono rincari fino al 12% (da una media di 9,80 euro dello scorso anno a 10,90); per il secondo, invece, addirittura del 21% (11,5 euro di media contro 9,55). Questi dati sono emersi da una indagine di Federconsumatori.
A destare particolare preoccupazione, d’altronde, è proprio l’accelerata dei prezzi dei beni alimentari passati, secondo l’Istat, da +0,9% a +1,0%, e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +2,6% a +3,1%). I rincari colpiscono soprattutto alcune materie prime  centrali  nella dieta pugliese e lucana, a cominciare dal grano. Stando ai dati forniti da Coldiretti, un chilo di grano tenero in Puglia è venduto dai produttori a circa 31 centesimi.  I cittadini, però,  un chilo di pane è lo pagano  fino a 5 euro al chilogrammo  a Foggia, a Lecce a 4,20 euro, a Taranto a 3,50 euro, come anche a Bari, fino ad arrivare a Brindisi dove il prezzo è di 3,10 euro al chilo.
 Questo perché ad incidere in maniera determinante è anche l’aumento dei costi energetici. Dalle bollette al carburante si stima nell’ultimo anno una crescita dell’11,4%, che si traducono in 312 euro a famiglia solo per luce e gas.
Come se non bastasse si registra l’impennata dei prezzi di frutta e verdura. Emblematico è il caso dell’uva: il crollo dei consumi per l’aumento del prezzo ha convinto molti coltivatori a non raccogliere il prodotto perché poco conveniente.
 Una congiuntura economica che a novembre ha fatto diminuire la fiducia dei consumatori da 118,4 punti a 117,5. È questo probabilmente il dato più indicativo sulla propensione alla spesa in vista del Natale.
«Dopo un periodo di forte crescita dell’indice della fiducia dei consumatori – spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi –le famiglie sono estremamente preoccupate non solo dalla risalita dei contagi, ma anche e soprattutto dai rincari delle bollette e dal caro-prezzi».
Nonostante le difficoltà per le famiglie italiane si stima che la spesa per i regali natalizi dovrebbe tornare la stessa registrata nel 2019, quando sfiorò i 9 miliardi di euro. Si è ben lontani dai numeri antecedenti la crisi finanziaria del 2008, quando arrivarono a spendere fino a 20 miliardi di euro. È comunque un piccolo segnale di normalizzazione che, si spera, non venga spento da un ulteriore corsa dell’inflazione nel mese di dicembre.

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