(Adnkronos) – E’ morto a 91 anni Aldo Balocco, presidente onorario della Balocco, storica azienda dolciaria “da lui portata ad essere una delle realtà industriali più conosciute, moderne e solide del Paese”. Ad annunciarlo è il gruppo in una nota. Nato a Fossano (Cuneo) nel 1930, Aldo Balocco ha portato oggi la Balocco a disporre di oltre 75.000 mq coperti, con dieci impianti di produzione per biscotti da prima colazione, lievitati da ricorrenza e wafer. Negli ultimi dieci anni ha sostenuto investimenti tecnologici per oltre 100 milioni di euro e rappresenta per il territorio un vanto in termini di efficienza, crescita e solidità finanziaria. Sviluppa un giro d’affari di 200 milioni di euro, con 500 addetti, ed esporta in oltre 70 paesi nel mondo.
“Lo sviluppo industriale di quello che oggi è uno fra i più famosi marchi del “made in Italy” dolciario – sottolinea il gruppo – si deve ad un imprenditore che sarà ricordato da tutti per le sue doti di onestà, umanità, altruismo e straordinario senso del dovere”.
CHI ERA BALOCCO, L’INVENTORE DEL ‘MANDORLATO’ – Rimasto orfano della madre dopo appena una settimana di vita, viene cresciuto dalle sorelle della mamma, Lucia Cussino, nella vicina Genola. A nove anni, torna a Fossano a casa del padre, Francesco Antonio Balocco, proprio sopra la pasticceria da lui fondata nel 1927, che affaccia sulla Piazza del Castello degli Acaja. Le sue nuove mamme diventano le commesse della pasticceria. La vita dei Balocco sembra aver riacquistato una certa armonia, ma in quei primi decenni del Novecento non è consentito vivere tranquilli: con l’8 settembre del 1943 padre e figlio sono costretti a scappare a Dogliani, nelle Langhe, rifugiandosi in una cascina accanto ai poderi di Luigi Einaudi. Dopo la conclusione della guerra, Aldo si separa nuovamente dal padre, trasferendosi a Cuneo per completare gli studi superiori.
Anche questa volta i Cussino lo accolgono: il fratello minore della mamma, Piero, che sarà artefice della straordinaria rinascita del cioccolato Venchi, diventa per lui il fratello che non ha mai avuto. Nel 1949, terminati gi studi, Aldo Balocco ritorna a Fossano. Non ha ancora vent’anni, ma sin da piccolo è vissuto in mezzo ai pasticceri e ha già le idee ben chiare: l’attività dei negozi, con la pasticceria fresca è ben avviata, ma il lavoro si concentra perlopiù nei fine settimana. Come sfruttare al meglio la capacità produttiva del laboratorio? Un giorno rivela a suo padre il suo sogno: “Dobbiamo insistere sulla pasticceria secca e cominciare a produrre dolci da vendere all’ingrosso”. Dal primo stabilimento, distribuito su quattro piani, intorno ad un cortile centrale da cui si accede attraverso un grande portone di legno, che ricordava quello del castello degli Acaja, con appena 30 addetti, parte la rivoluzione dei Balocco.
Le latte piene di dolci, le cosiddette “tole” in piemontese, destinate ai grossisti di tutta Italia, sono l’immagine più eloquente del cambiamento che sta avvenendo. Sono gli anni del boom economico, e nella fabbrica di Via San Bernardo, l’embrione della futura Balocco, vengono installati i primi forni a carrello estraibile per panettoni. In realtà, i garzoni di Antonio Balocco avevano sfornato migliaia di panettoni di pasticceria, che usciti dai laboratori di Piazza Castello e incartati con cura dalle commesse, raggiungevano le tavole dei fossanesi. Venivano consumati appena fatti, per cui il tema della conservazione non si poneva.
Ma per poter spingere i panettoni della Balocco oltre i confini di Fossano e della provincia, occorreva superare l’ostacolo della loro conservazione. Nel 1955 Aldo Balocco decide di assumere un giovane lombardo, sfollato a Cuneo negli anni bui della guerra, che aveva lavorato a Milano alla Motta e all’Alemagna, all’epoca due colossi dell’industria dolciaria. Ermanno Crespi, originario di Abbiategrasso, introduce a Fossano la tecnologia della “lievitazione naturale”. Da questa idea nasce un nuovo panettone: alto come quello milanese, ma glassato come quello basso piemontese. In più ricoperto di mandorle tostate e granella di zucchero. Un mix di Lombardia e Piemonte. E Aldo azzecca subito anche il nome: il Mandorlato Balocco, che diventerà ambasciatore in tutto il mondo dell’azienda di Fossano.
Nel 1961 Aldo sposa, Anna Ferrero e con il matrimonio la sua vita cambia radicalmente: a metà degli anni Sessanta, nascono Alessandra ed Alberto: due figli che, con il passare del tempo, diventeranno di fatto i due fratelli che Aldo non aveva mai avuto. Nel 1970 la Balocco si sposta nella nuova sede di Via Santa Lucia, sempre a Fossano: 20.000 metri quadrati contro i 5.000 del precedente stabilimento. Arrivano nuovi e più moderni macchinari e sotto la guida di Aldo l’azienda macina successo dopo successo. A metà anni Settanta arriva la pubblicità in televisione, ed i panettoni della Balocco entrano così nelle case di tutti gli italiani. Nel 1990 Alessandra ed Alberto entrano in azienda, e affiancano il padre nella gestione della stessa e danno il via all’ingresso dell’azienda nel mercato della prima colazione. Nel giugno del 2010, al Quirinale, Aldo Balocco viene proclamato Cavaliere del Lavoro.