(Adnkronos) – Riparare a un’umiliazione. E’ la spiegazione che risuona più volte davanti al gip di Milano Guido Salvini che ha interrogato gli arrestati nella faida tra trapper che vede dietro alle sbarre anche Simba la Rue, vero nome Mohamed Lamine Saida, finito a San Vittore per l’aggressione e il sequestro di persona del rivale Baby Touché.
L’inizio della rivalità – Una guerra iniziata l’inverno scorso: “Un giorno ero in corso Como con la mia ragazza e sono stato umiliato pubblicamente da questi ragazzi, mi hanno lanciato sassi e fatto un video, da li è iniziato tutto: ci sono stati vari dissidi sui social” racconta il 20enne italo-tunisino, l’ultimo ad essere ascoltato tra i nove arrestati. “Poi un mio amico, Gapea, è andato a Padova per cure mediche della madre e ha chiamato questo trapper per chiarire che non aveva intenti bellicosi. Touchè non si è presentato ma si è presentata una torma di persone, è stato umiliano anche Gapea, è stato pure accoltellato”.
Il (presunto) sequestro – Da li “è tutto degenerato, noi abbiamo fatto questa specie di vendetta contro un ragazzo che c’era durante l’aggressione del mio amico e cioè Akrem. Gli abbiamo fatto questa specie di trappola con l’aiuto anche della ragazza Sara e lo abbiamo aggredito. Ho girato io un video dell’aggressione. I dissidi sono continuati” fino al 9 giugno scorso quando nel riaccompagnare un amico a casa, in zona Barona a Milano, incrociano per caso Touchè. “Sono andato li da lui – racconta Simba La Rue – e gli ho detto di fare uno scontro fisico uno contro uno. Ma lui è più esile di me, ci siamo picchiati, io sono più forte e quindi mi sono fermato e gli ho detto che visto che lui mi aveva umiliato ora toccava a lui. Touchè è salito in macchina ma il manager Mounir (Chakib Mounir detto Malippa, ndr) non voleva essere coinvolto e voleva che si chiarisse tutto prima di entrare in macchina. Sottolineo che Touchè è entrato in macchina di sua spontanea volontà, io non l’ho sequestrato”. Il filmato pubblicato su Instagram dove il trapper padovano si scusa per i dissing contro il rivale e il 20enne lo apostrofa sarebbe dunque frutto di un accordo, non di un sequestro di persona. “Era tutta una cosa mediatica, ci siamo messi d’accordo anche perché Touchè era interessato a sfruttare mediaticamente il video. Abbiamo anche programmato di far uscire una canzone insieme”.
L’accoltellamento – Una collaborazione musicale mai iniziata: il 15 giugno Simba La Rue viene accoltellato a Treviolo, alle porte di Bergamo. “Non so da chi sono stato ferito vicino a Bergamo, erano tutti bardati, erano circa 6 o 7. Molto probabilmente erano amici di Touchè. E successo tutto proprio sotto casa della ragazza con cui ero di notte. Ho cercato si di salire in macchina inutilmente”, racconta al gip Salvini. Il giovane non nuovo ai guai con la giustizia – risulta ammesso al regime della messa alla prova in un procedimento penale davanti al Tribunale per i minorenni per una rapina – ha ammesso di essersi procurato una pistola, dopo l’aggressione, trovata e sequestrata il giorno dell’arresto. “La pistola l’ho presa io, con qualche proiettile, dagli zingari quando sono uscito dall’ospedale (prima di un nuovo ricovero per complicazioni, ndr) per paura di nuove aggressioni. Ho fatto una grande cavolata, è stata la prima e ultima pistola che ho preso. Mi sono reso conto dell’assurdità di tutto quello che è successo che non giova a nessuno”.
Il difensore ha chiesto la revoca della custodia cautelare in carcere (scattata per lesioni, rapina e sequestro di persona) visto anche le precarie condizioni di salute del 20enne: sottoposto a Lecco a un intervento d’urgenza all’arteria femorale per salvare la gamba destra, Simba La Rue – arrivato in tribunale con le stampelle – è ora in attesa di un nuovo intervento chirurgico a Monza ma il danno riportato potrebbe essere permanente.