Dal campo largo a quello giusto, dal Piano regolatore al futuro del centrosinistra. Offre un chiaro quadro della situazione politica, e dell’impasse della coalizione, Giovanni Giannini, consigliere comunale dal ’94 al 2004, poi assessore comunale e assessore regionale ai Trasporti, Lavori Pubblici e Risorse idriche, nelle giunte Vendola ed Emiliano.
Un’amministrazione apprezzata come quella di Antonio Decaro volge al termine. Come si chiude questo ciclo?
«Il centrosinistra lascia un’impronta importante in città e in regione. Bari non è più quella di vent’anni fa, come anche la Puglia. Abbiamo collezionato risultati positivi per la comunità barese e pugliese, iniziando dalle giunte di Michele Emiliano, passando per Nichi Vendola, arrivando ad Antonio Decaro».
Ma il centrodestra ha un forte appeal a Bari, come dimostra il risultato delle politiche nel 2022.
«Le elezioni politiche sono diverse da quelle amministrative. Per esempio, a Foggia il centrosinistra ha vinto nonostante il Governo nazionale e nonostante uscisse da una Giunta di centrodestra, che, come sappiamo, si è conclusa con un commissariamento».
Tuttavia, il centrosinistra non riesce ancora a fare sintesi sul candidato.
«Intanto la coalizione dovrebbe ricercare l’unità anche nell’espressione della candidatura e non solo sul programma. Per quel che mi risulta, il Pd non ha candidato nessuno, anche perché per farlo dovrebbe compiere passaggi intermedi. Resta il fatto che i tempi sono stretti e faremmo bene a fare in fretta. Ci sono tutte le condizioni per arrivare a una candidatura unica».
Come si supera questa impasse?
«Il mio auspicio è, innanzitutto, che chi ricopre già posizioni di responsabilità nel partito faccia un passo indietro, per esempio chi siede in Parlamento. Non vedo la ragione per cui dovremmo andare verso una concentrazione di incarichi, come se la coalizione non avesse candidature all’altezza del compito. Oltre ai nomi dem, c’è l’avvocato Michele Laforgia, espressione della società civile, ma con una storia e una tradizione consolidate. Mi sembra una proposta autorevole e meritevole da tenere in debita considerazione. Poi sta al tavolo fare sintesi».
In tutto questo, le primarie?
«Sono uno strumento democratico, ma rimangono un piano B, valido solo dopo aver sperimentato la strada della candidatura unitaria. E, se dovessero esser fatte, occorre deciderlo prima, per garantire un’adeguata preparazione che garantisca il corretto corso delle primarie».
Giuseppe Conte, a Foggia, ha parlato di campo giusto. La convince questa definizione?
«Sì, infatti vorrei fare un doveroso distinguo tra campo largo e giusto. Quello largo è un’ipotesi aperta a chiunque. Il campo giusto è invece quello tra forze che convergono su ipotesi programmatiche comuni».
Quindi plaude all’avvicinamento con il M5s?
«Certamente sì. Il Pd da solo non riesce a reggere il peso delle elezioni. Non ha questa forza. Un centrosinistra che includa non solo il M5s ma anche le altre forze della maggioranza riuscirebbe a giocarsi la partita».
Ha consigli da dare a chi guiderà Palazzo di Città?
«Chi si cimenta in queste situazioni e abbraccia l’impegno politico sa cosa deve fare per la città. Una cosa vorrei vedere portata a compimento, il Piano regolatore. È un tema fondamentale non solo perché riguarda l’urbanistica o le aree edificabili, ma definisce un progetto di città finalizzato migliorando la qualità della vita. Tante leggi rimangono ancora inattuate, non solo da Bari, ma da molti comuni. Non è stata ancora istituita, per esempio, la figura del mobility manager e manca ancora il piano dei tempi della città, perché un capoluogo ordinato non può consentire ai camion di girare e fare carico scarico a tutte le ore».
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Di Federica Dibenedetto1 Novembre 2024