GLI AMORI DI ANAÏS
Opera prima dell’attrice Charline Bourgeois-Tacquet. Anaïs (Anaïs Demoustier) ha trent’anni, è senza lavoro, vive alla giornata in un appartamento che non può permettersi… e corre. Corre sempre a tal punto che sembra inafferrabile così come lo sono suoi pensieri. La sua vita è così frenetica che nemmeno il suo fidanzato, di cui lei ogni tanto si dimentica, sembra riuscire a fermarla. Un giorno Anaïs incontra Daniel (Denis Podalydès), un editore che s’innamora immediatamente di lei; il quale, però, vive con Emilie (Valeria Bruni Tedeschi), un’affascinante scrittrice che, apparentemente in modo inspiegabile, cattura l’attenzione di Anaïs. Il resto è da scoprire sullo schermo.
BAD ROADS – LE STRADE DEL DONBASS
Di Natalya Vorozhbit, tratto dall’omonima pièce della stessa regista, oggi rappresentata nelle piazze e nei teatri delle capitali europee. Presentato alla 35esima Settimana della Critica a Venezia 2020 dove è stato insignito del Premio Circolo del Cinema di Verona, adottando uno stile documentaristico, mette in campo quattro diverse risposte che le persone possono dare per sopravvivere al caos della guerra attraverso altrettante storie di una quotidianità a volte assurda ambientate lungo le strade del Donbass (regione dell’Ucraina orientale) nel pieno del conflitto iniziato nel 2014. Al centro quattro vicende di amore, odio, fiducia, tradimento e violazione dei confini personali proiettate sullo sfondo della violazione dei confini nazionali – unite dal fluire del racconto di un unico grande destino comune. «Provo sempre a catturare l’ambiguità e usare l’ironia anche nelle storie più difficili. Quando si parla di cose spaventose solo in modo spaventoso, si ribadisce solo l’evidente. Con “Bad Roads” voglio spaventare coloro che pensano che questa guerra sia molto lontana da loro e non li riguardi. La guerra è vicina, non sei mai pronto», ha tenuto a precisare Vorozhbit.
QUANDO HITLER RUBÒ IL CONIGLIO ROSA
Regia del Premio Oscar® Caroline Link, tratto dal best seller internazionale di Judith Kerr (una storia in parte autobiografica basata sui primi anni di vita dell’autrice). Nella Berlino del 1933 Hitler è salito al potere. Anna ha solo nove anni. Per sfuggire ai nazisti, suo padre, Arthur Kemper, scappa a Zurigo e tutta la famiglia lo segue poco dopo. Comincia la loro fuga attraverso l’Europa alla ricerca di un luogo sicuro dove stabilirsi. Anna è costretta a lasciare tutto, compreso il suo amato coniglio rosa di peluche, e, insieme alla sua famiglia, dovrà affrontare una nuova vita piena di sfide e difficoltà, ma non senza speranza e perfino sorrisi. «Quando ho letto per la prima volta il romanzo di Judith Kerr a scuola, più di 35 anni fa, sono rimasta sorpresa dalla sua leggerezza. È una storia sulla separazione, sulla fuga dalla Germania nazista e tuttavia il tono è ottimista, quasi spensierato. Il film racconta cosa significa essere profughi, ma, nonostante l’oscurità che avvolge i protagonisti, è anche un film sulla fiducia, la curiosità, l’ottimismo e mostra l’immenso potere che la famiglia può dare. “Tutto è possibile finché restiamo insieme”: questo era il motto di Judith Kerr ed è anche il tema che ha ispirato il film», ha dichiarato la Link.