Realizzato negli anni ‘80 per accogliere la biblioteca nel quartiere popolare di San Giacomo, questo maestoso ed efficiente edificio pare non poter sperare in un futuro dignitoso.
Dopo la sua realizzazione ha dovuto subire, per incuria e scarso interesse della politica, ben 30 anni circa di abbandono. Anni dei quali, se quella mura avessero potuto denunciare, avrebbero raccontato di un degrado civico e sociale che lo videro protagonista di vicende assai controverse, di reati commessi e persino di un suicidio all’interno del suo perimetro.
Nel 2016, però, con la giunta comunale guidata dal Sindaco De Ruggieri, il suo destino sembrò finalmente mutare. Il 14 dicembre di quell’anno infatti, l’allora Assessore ai lavori Pubblici Michele Casino comunicava l’inizio dei lavori per il suo completamento per una spesa di circa 625mila euro.
Lavori che puntualmente furono terminati nel 2018 e che prevedevano la trasformazione del suo utilizzo da biblioteca a centro sociale per disabili e accoglienza per anziani. Il progetto annunciava un utilizzo dall’alto valore sociale e che avrebbe rappresentato il cuore del giovane quartiere popolare.
La struttura presentava 3 piani da 400 mq per ognuno ed un ampio spazio all’aperto di circa 1.800 metri quadrati. Al piano terra era prevista una mensa per bisognosi e diversi spazi ricreativi, mentre i piani superiori avrebbero dovuto accogliere in totale 12 camere, bagni e sala polifunzionale. Una sorta di crocevia tra i generazioni per favorire crescita e collaborazione. Ma come spesso accade, al sogno risponde sempre una realtà poco ridente e che stride con le necessità di un quartiere popoloso e in fase di espansione, e per la seconda volta quindi, la struttura si ritrova nuovamente in stato di abbandono.
Per esso si sono rincorse promesse ad orologeria, ma di concreto ancora nulla. L’ultima frontiera delle aspettative indica che con i fondi del Pnrr la struttura potrà essere completata anche nella sua area esterna e, infine, affidata in gestione attraverso un bando pubblico. Intanto l’abbandono rischia di richiamare, ancora, un abusivismo impunito come quello già vissuto.
