Non si allenta la morsa dell’inflazione sui beni alimentari per cui anche la colazione è ‘salata’. I consumatori pugliesi sono costretti a pagare il 30% in più già al risveglio ai banchi del bar a causa del caro prezzi con aumenti che vanno dal +25% del cornetto al +20% del cappuccino e con i prezzi del cibo saliti del +10% nel 2023 per effetto delle tensioni internazionali sul commercio e sulle quotazioni, ma anche di fenomeni speculativi.
Ad affermarlo è Coldiretti Puglia, in occasione del Cappuccino Day, oggi 8 novembre. A farne le spese sono i consumatori che stanno perdendo potere d’acquisto, ma anche allevatori e agricoltori stretti nella morsa degli alti costi di produzione, a cui non corrispondono adeguati compensi.
«L’effetto dei rincari si fa sentire – spiega Coldiretti Puglia – sullo zucchero aumentato del 50%, ma anche sul caffè con rincari del 15% e sul latte che sale del 30%, ma l’effetto dei rincari energetici si fa sentire anche su biscotti, pane, burro e marmellate. Il caro prezzi taglia del 5% le quantità di prodotti alimentari acquistate dai cittadini nel 2023 che sono però costretti a spendere comunque il 7% in più a causa dei rincari determinati dall’inflazione. La situazione di difficoltà è resa evidente dal fatto che – continua Coldiretti – volano gli acquisti di cibo low cost nei discount alimentari che fanno registrare un balzo del +6,3% a settembre 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le famiglie tagliano gli acquisti e vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti».
Una colazione amara anche per gli allevatori e le loro mucche da latte con l’esplosione dei costi di produzione, mentre il prezzo del latte alla stalla scende, con la necessità di attivare controlli serrati lungo la filiera.
«È sos nelle stalle per l’alimentazione degli animali, dopo che a causa del maltempo di maggio e giugno è andato perso in Puglia il 60% del foraggio per alimentare gli animali nelle stalle, ma si è dimezzata anche la produzione di mais in Italia negli ultimi 20 anni a causa dei costi di produzione, dei cambiamenti climatici e delle importazioni dall’estero che espongono gli allevatori alle conseguenze delle tensioni internazionali come la guerra in Ucraina. Cresce anche il prezzo delle farine e dei prodotti da forno, nonostante il crollo del prezzo del grano del 60% rispetto allo scorso anno sui valori al di sotto dei costi di produzione che mettono a rischio il futuro della coltivazione, proprio quando gli agricoltori hanno dovuto spendere oltre 300 euro in più ad ettaro, mentre il clima pazzo ha fatto crollare la produzione pugliese sotto i 7 milioni di quintali».
Occorre intervenire per contenere i rincari ed i costi di produzione con interventi immediati per salvare aziende e stalle strutturali per programmare il futuro. Necessario lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni.
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Di Flavia Di Maio24 Novembre 2024