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L’immigrazione? Nel Foggiano è un’«impresa felice». L’esperienza di “Riaccolto” a Casa Sankara

Dare dopo aver ricevuto. «Siamo stati accolti e adesso tocca a noi accogliere, anzi riaccogliere». Da qui il progetto “Riaccolto, la terra della libertà”, nato in seno all’associazione Casa Sankara, Ghetto Out: l’organizzazione nata nel 2016 in agro di San Severo per dare un’alternativa ai ghetti e allo sfruttamento nelle campagne pugliesi. Foggiane, in particolare.…

Dare dopo aver ricevuto. «Siamo stati accolti e adesso tocca a noi accogliere, anzi riaccogliere». Da qui il progetto “Riaccolto, la terra della libertà”, nato in seno all’associazione Casa Sankara, Ghetto Out: l’organizzazione nata nel 2016 in agro di San Severo per dare un’alternativa ai ghetti e allo sfruttamento nelle campagne pugliesi. Foggiane, in particolare.

«Un marchio – come spiega Mbaye Ndiaye, referente del progetto – con il quale vogliamo individuare il pomodoro da filiera etica coltivato e prodotto qui, in modo etico e solidale. Ma è anche un modo per autodeterminarci, una opportunità sia per i migranti che lavorano che per i consumatori, i quali attraverso le loro scelte d’acquisto possono fare la differenza».

Se ne è parlato in un workshop a Casa Sankara, evento inserito tra le iniziative del progetto “Piu Supreme” della Regione Puglia, incentrato sull’integrazione lavorativa, sociale e culturale dei migranti. Una produzione che rispetta l’essere umano, dunque, «In un’immigrazione di risorsa – spiega ancora Ndiaye – nata dentro Casa Sankara ma cresciuta con istituzioni, Terzo Settore, sindacati, perché il futuro per noi dovrà essere questo: fare imprenditoria all’interno di un’immigrazione positiva».

“Riaccolto” al momento è solo pelati. Ma presto, con la recente messa a coltura del grano, ci sarà anche la pasta e, perché no, i legumi. L’idea è quella di dare un’opportunità di autonomia ai migranti: non a caso, già da diversi anni Casa Sankara organizza per loro attività che vanno in questa direzione, come la scuola guida, la formazione sui trattori, l’alfabetizzazione, la sartoria. «Ad oggi – conclude Ndiaye – lavorano circa quaranta persone a Riaccolto, tutti in regola. Mentre Casa Sankara nella sua totalità conta oltre quattrocento lavoratori, pensare che è partita con ventisette ragazzi».

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