Tra i settori più colpiti dalle difficoltà legate all’instabilità nel Mar Rosso ce n’é uno che rischia di mettere in ginocchio la Puglia: l’agroalimentare. Sono particolarmente a rischio, infatti, le consegne di prodotti deperibili, con la perdita di fette importanti di mercato che sarebbero poi difficili da recuperare.
Secondo una ricostruzione di Coldiretti il danno a livello Regionale potrebbe sfiorare i 500 milioni di euro. Un dato quest’ultimo tratto da Coeweb che prende in considerazione tutte le movimentazioni che dal Tacco d’Italia arrivano ai paesi africani e indiani.
«L’allungamento delle rotte marittime tra Oriente e Occidente, costrette ad evitare il Canale di Suez a causa dei ripetuti attacchi terroristici stanno portando – sottolinea la Coldiretti regionale – ad aumenti vertiginosi del costo dei trasporti marittimi che arrivano fino a raddoppiare ma aumentano di circa due settimane anche i tempi di percorrenza. L’agroalimentare può offrire 100mila posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni in Puglia, ma va colmato il gap infrastrutturale logistico che fa perdere competitività alle imprese agricole e agroalimentari regionali. In questo scenario è importante il raddoppio delle risorse per l’ agroalimentare con la nuova versione del Pnrr che ha incluso le richieste di Coldiretti per il settore che ha dimostrato grande capacità progettuale, con il rifinanziamento di oltre 2 miliardi per i contratti di filiera agroalimentare, pesca e foreste. Si tratta del più grande stanziamento economico – conclude Coldiretti – destinato all’agricoltura, considerando anche le risorse destinate alla logistica che aumenteranno la competitività delle imprese, consentendo di recuperare il gap con altri Paesi, ma ora è fondamentale che tali risorse vengano utilizzate fino all’ultimo da un modello di filiera risultato vincente bisognerà potenziare la struttura amministrativa di tutti gli uffici che dovranno dare attuazione a tale imponente piano che può segnare un vero punto di svolta per l’ulteriore rilancio del settore».
Per sostenere il trend di crescita dell’agroalimentare Made in Italy, per i produttori agricoli è necessario agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra sud e nord del paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da porti, aeroporti, treni e cargo, cogliendo appieno l’opportunità del Pnrr per modernizzare la logistica nazionale che ogni anno rappresenta per il nostro paese un danno in termini di minor opportunità di export.
Ma è importante lavorare anche sull’internazionalizzazione per sostenere le imprese che vogliono conquistare nuovi mercati e rafforzare quelli consolidati valorizzando il ruolo strategico dell’Ice con il sostegno delle ambasciate anche nel contrasto all’italian sounding.