Quello di oggi è il grande giorno della legge di Bilancio per il governo Meloni. Il testo definitivo, infatti, approderà in Consiglio dei ministri accompagnato dal documento programmatico e dal dl fiscale.
In tutto si tratta di una manovra da 22 miliardi di euro resa possibile grazie allo scostamento del deficit di 15,7 miliardi. L’Esecutivo, alla prima vera “prova dei conti” da quando è in carica, ha deciso di puntare sul Fisco.
Ci sarà l’anticipazione della riforma, con le aliquote che passano da quattro a tre, e il taglio del cuneo fiscale che da solo impegnerà circa dieci miliardi di euro e porterà nelle tasche dei lavoratori dipendenti tra i 50 e i 100 euro in più. Un “aiuto” per affrontare almeno in parte l’imponente perdita di potere d’acquisto da parte delle famiglie, sceso solo nell’ultimo mese dell’1,6 per cento, ma che potrebbe non contribuire alla riduzione delle distanze salariali tra Mezzogiorno e Settentrione del Paese. Una forbice quest’ultima alla base di una parte consistente delle differenze territoriali che, come emerge da numerosi studi nazionali e internazionali, stentano a diminuire e minacciano di allargarsi.
La riduzione da quattro a tre aliquote dell’Irpef, infatti, pur portando a una generalizzata riduzione delle tasse, rischia di avere effetti diversi in base alla latitudine. La nuova Irpef viene rimodulata così, su tre scaglioni: fino a 28mila euro si applica l’aliquota al 23 per cento; oltre 28mila e fino a 50mila euro l’aliquota resta al 35 per cento; oltre i 50mila euro, l’aliquota resta al 43 per cento.
Per chi ha un reddito di 20mila euro, ha calcolato l’osservatorio Aforisma, si determinerà un risparmio annuo di 100 euro e per chi lo ha da 25mila euro il risparmio è di 200 euro (il due per cento di 10mila euro, appunto). Per chi ha redditi superiori ai 28mila euro, la riduzione dell’Irpef (dal 25 per cento al 23) porterà a un risparmio massimo di 260 euro. Sopra questa soglia, in Puglia ci sono 397.870 contribuenti, di cui 88.313 dichiarano più di 50mila euro e si colloca nella parte bassa della classifica tra le regioni.
Studiando le dichiarazioni dei redditi degli italiani, infatti, si evince che in Lombardia il reddito medio è di 26.620 euro mentre, in Calabria, di 16.300 e in Puglia di 17.670 euro. È notevole, dunque, la distanza tra il reddito medio delle regioni centro-settentrionali e quello delle regioni meridionali, con il conseguente impatto più favorevole per un numero maggiore di contribuenti che vivono da Roma in su.
Nel Tacco d’Italia saranno ben 1.408.222, dunque, quelli che non vedranno alcun beneficio. Quasi uno su tre. Oltre i due provvedimenti principali, la manovra garantirà fondi per il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione per 5 miliardi. Si dovrebbe partire da sanità e dal comparto sicurezza. Altri tre miliardi di euro, invece, saranno destinati al servizio sanitario con l’obiettivo di ridurre le liste d’attesa aprendo ulteriormente ai privati accreditati e mettendo più soldi in busta paga a medici e infermieri attraverso la detassazione degli straordinari.