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Lavoro, “per 4 persone su 10 uno svantaggio essere gay o bisessuale”

(Adnkronos) - Per il 41,4% essere omosessuale o bisessuale è stato uno 'svantaggio" nell'ambito lavorativo. E' quanto emerge da un'indagine dell'Istat e dell'ufficio nazionale Antidiscriminazioni razziali (Unar) sulle discriminazioni lavorative nei confronti delle persone lgbt+ realizzata nel 2022 e condotta su un campione di 1.200 persone.  Delle 1.200 persone contattate: il 79,6% dichiara un orientamento…

(Adnkronos) – Per il 41,4% essere omosessuale o bisessuale è stato uno ‘svantaggio” nell’ambito lavorativo. E’ quanto emerge da un’indagine dell’Istat e dell’ufficio nazionale Antidiscriminazioni razziali (Unar) sulle discriminazioni lavorative nei confronti delle persone lgbt+ realizzata nel 2022 e condotta su un campione di 1.200 persone.  

Delle 1.200 persone contattate: il 79,6% dichiara un orientamento omosessuale, il 20,4% bisessuale. Si tratta in prevalenza di uomini (61,5%), giovani (il 55,4% ha tra 18 e 34 anni) e persone con un livello di istruzione molto elevato (il 64,2% ha conseguito infatti almeno la laurea). La stragrande maggioranza è occupata (84,7%) o lo è stata in passato (9,8%). 

“I risultati dell’indagine, realizzata per autocompilazione di un questionario elettronico raggiungibile on line – si legge nell’indagine – non sono rappresentativi di tutta la popolazione omosessuale e bisessuale non in unione civile, né sono confrontabili con quelli dell’indagine sullo stesso tema del 2020-2021 indirizzata alle persone in unione civile o già in unione. Tali risultati pertanto sono riferibili solamente alle persone che hanno partecipato all’indagine”.  

La discriminazione per motivi legati all’orientamento sessuale è un fenomeno diffuso: il 91% ritiene infatti che le persone gay e lesbiche siano molto o abbastanza discriminate; l’8,1% che lo siano poco.  

Il 29,4% pensa che a essere maggiormente discriminati siano le persone gay, il 12,5% che siano le lesbiche. La parte restante afferma che gay e lesbiche sono discriminate in egual misura. Il 97,6% ritiene che le persone trans o con identità di genere non binaria siano molto o abbastanza discriminate in Italia (rispettivamente 80,9% e 16,7%); la quota di quanti hanno indicato “molto discriminati” è molto più alta rispetto a quella riferita alla discriminazione nei confronti delle persone omosessuali (44,1%).  

Con riferimento specifico alle azioni auspicabili in ambito lavorativo, la stragrande maggioranza delle persone intervistate omosessuali e bisessuali, non in unione civile o già in unione che vivono in Italia, ritiene che per favorire l’inclusione delle persone Lgbt+ nel mondo del lavoro siano urgenti attività di formazione, sensibilizzazione o campagne sulle diversità Lgbt+ da parte delle istituzioni pubbliche (84,3%). Nella graduatoria delle azioni auspicabili seguono interventi legislativi (60,4%) e, con un notevole distacco, azioni di indirizzo da parte dell’Unione europea o altri organismi sovranazionali (38,8%), impegno sindacale (35,6%) e iniziative e interventi degli organismi di parità e tutela preposti (23,6%).  

 

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