(Adnkronos) – (dall’inviata Elvira Terranova) – “Io non ho mai commesso alcuna violenza sulla ragazza. È stato un rapporto assolutamente consenziente. Lo ripeto Consenziente”. Dura pochi minuti l’autodifesa di Francesco Corsiglia, uno dei quattro imputati per il presunto stupro di gruppo che sarebbe avvenuto nella notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019 nella villa di Beppe Grillo in Costa Smeralda. Assistito dai suoi due avvocati, Gennaro Velle e Antonella Cuccureddu, Corsiglia, pullover blu scuro e camicia azzurro, sguardo basso, ha ribadito in aula anche che, da qualche tempo, studia all’estero: “Sto seguendo un progetto in Spagna”, ha precisato. E questo gli rende “impossibile seguire il processo”. “Ma oggi sono voluto venire qui per ribadire la mia estraneità alle accuse. Sono innocente e non ho mai usato violenza”.
Corsiglia si è presentato a sorpresa nel piccolo Tribunale di Tempio Pausania per la nuova udienza del processo a Ciro Grillo, figlio di Beppe Grillo, Vittorio Lauria ed Edoardo Capitta per rilasciare dichiarazioni spontanee a inizio dibattimento.
Un’udienza fiume, terminata solo dopo le 18.30, per ascoltare sette testi, i tre medici della clinica Mangiagalli a cui la ragazza si rivolse a fine luglio del 2019 per denunciare il presunto stupro, i due istruttori di kitesurf della giovane e la coppia di proprietari del B&B di Palau, dove la giovane soggiornava nel luglio di tre anni fa. La prima a deporre è la dottoressa Vera Gloria Merelli, medico legale della Mangiagalli, che per primo visitò la giovane. I lividi e le ferite sui glutei, sulle braccia, sulle avambraccia e sulle gambe, della giovane studentessa italo-norvegese “sono compatibili” con uno stupro di gruppo. Quei lividi potrebbero essere derivati da una “forte pressione” alle “gambe e alle braccia”, ha sottolineato la professionista. Ma alla domanda dell’avvocato Alessandro Vaccaro se ferite del genere possano essere compatibili con una caduta durante una attività sportiva, la dottoressa ha detto che è possibile.
E’ durata a lungo anche la deposizione della psicologa Laila Micci, anche lei della Mangiagalli di Milano. Secondo quanto ha detto la professionista al Tribunale, la presunta vittima, a distanza di oltre tre anni “non ha ancora superato il trauma della violenza sessuale”. Ed è tuttora in cura da una psicologa per “superare il trauma”. La ragazza, che si presentò in clinica il 26 luglio del 2019, cioè nove giorni dopo il presunto stupro, secondo la psicologa presentava le “tipiche sintomatologie delle vittime di uno stupro”. E che le “sintomatologie della ragazza” erano “tipiche di una vittima di stupro”. La psicologa ha anche fatto una relazione per la parte civile, rappresentata dall’avvocata Giulia Bongiorno, neo Presidente della Commissione Giustizia, e dall’avvocato Dario Romano. A margine dell’udienza non è mancata una piccola polemica sollevata dal consulente medico della difesa Marco Salvi, proprio sulla relazione della psicologa. Secondo Salvi sarebbe “inopportuno” che “chi ha prodotto un referto pubblico all’autorità giudiziaria che poi è una denuncia, poi rediga anche una certificazione privata per la parte civile”. Arriva a stretto giro di posta la replica dei legali di parte civile, gli avvocati Giulia Bongiorno e Dario Romano: “E’ del tutto fisiologico che i testi siano coloro che conoscono i fatti. Sorprendono le polemiche, forse dovremmo citare chi non sa nulla”.
Sempre oggi hanno deposto anche i due istruttori di kite della giovane studentessa e i proprietari del B&B. Ai carabinieri che li avevano interrogati nei giorni successivi alla denuncia dissero che la giovane il giorno dopo il presunto stupro di gruppo “era serena”, “forse un po’ taciturna come sempre”. E ha ribadito che erano “spensierate”. Mentre poi, intervistato successivamente dal Corriere della Sera e da Repubblica, Daniele Ambrosiani disse che la giovane donna sembrava turbata. Ambrosiani e la sua compagna, il giorno dopo la presunta violenza sessuale, hanno visto le due ragazze rientrare al B&B verso le 15: “Sono scese dal taxi e la mia compagna ha notato che avevano gli stessi vestiti che indossavano la sera prima, quando sono uscite”, avevano detto nell’intervista. Il fatto che avessero trascorso la notte fuori è apparsa ai due come una stranezza, perché le giovani “erano qui da parecchi giorni e non erano ragazze che uscivano tutte le sere, se non ricordo male non erano proprio mai uscite di sera e men che meno erano rimaste fuori a dormire”.
Oggi, però, al Tribunale di Tempio Pausania marito e moglie confermano la versione data agli investigatori: “Ho confermato quanto detto quel giorno ai Carabinieri”, dice uscendo dall’aula. E conferma di avere detto che le ragazze “all’indomani erano tranquille, spensierate, serene e sorridenti”. Ha anche ricordato ai giudici che la ragazza “è rimasta da noi una ventina di giorni e i genitori la raggiungevano solo nei weekend. Mi sono sembrate persone per bene, di una classe sociale abbastanza elevata”.
Gli ultimi due testi ascoltati sono stati i due istruttori di kitesurf delle due giovani, Francesca Brero e Marco Grusovin. I due hanno incontrato la studentessa norvegese all’indomani del presunto stupro. Brero ha detto ai giudici del Tribunale di Tempio Pausania che “se l’avessi vista ubriaca non l’avrei fatta salire sul kitesurf”. Grusovin dice poi: “Ricordo che la ragazza mi raccontò di avere subito una violenza sessuale e di stare molto male”. Sentito dai giudici ha raccontato che la ragazza “era confusa”, perché “non stava bene”. E che “non era in asse”. Già ascoltato dai Carabinieri dubito dopo la presunta violenza, l’uomo aveva detto ai Carabinieri che il 17 luglio 2019, cioè poche ore dopo il presunto stupro, la ragazza gli aveva raccontato di “essere uscita in un locale e di avere conosciuto dei ragazzi, tra i 5 e i sette, non lo ricordava perché aveva bevuto”. “Alla fine quattro ragazzi avevano abusato sessualmente di lei. Lei diceva che non ricordava bene perché era molto ubriaca e non sapeva neanche se fosse avvenuto di sera o di mattina”. In aula l’istruttore di kitesurf ha poi detto che la ragazza gli aveva raccontato di avere “forti dolori nelle parti intime” e che i ragazzi l’avrebberop “costretta a bere” alcol.
Alla fine dell’udienza l’avvocata Antonella Cuccureddu, che difende Corsiglia, ha detto che i lividi della ragazza “non sono assolutamente attribuibili a fatti specifici”.
Oggi sono state, infine, calendarizzate le prossime udienze. Si terranno l’8 febbraio, l’8 marzo e il 12 aprile. Ma per aspettare la sentenza del processo ci vorrà ancora molto tempo. Un avvocato dice a fine udienza: “Non arriverà prima della fine del 2023…”.