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L’ailanto minaccia la Foresta Umbra: la pianta esotica e tossica si diffonde sul Gargano

Dopo il programma di eradicazione del ratto nero, che mette a rischio la specie ”identificativa” della berta, minore e maggiore, è partita sui 300 ettari delle Isole Tremiti una impari lotta alla eradicazione dell’ailanto, una specie arborea, importata dall’Oceania, altamente invasiva che sta colonizzando non solo l’arcipelago tremitese ma anche le aree protette del Gargano,…

Dopo il programma di eradicazione del ratto nero, che mette a rischio la specie ”identificativa” della berta, minore e maggiore, è partita sui 300 ettari delle Isole Tremiti una impari lotta alla eradicazione dell’ailanto, una specie arborea, importata dall’Oceania, altamente invasiva che sta colonizzando non solo l’arcipelago tremitese ma anche le aree protette del Gargano, mettendo a rischio – a causa della sua tossicità – la biodiversità delle specie vegetali autoctone.

Un fenomeno che – nell’ultimo biennio – è stato monitorato dalla guida naturalistica Domenico Sergio Antonacci, che ha tracciato anche una mappa della diffusione della specie. «Qualche lustro fa era praticamente inesistente dalle nostre parti, adesso si sta diffondendo con grande rapidità e, in alcune zone, sta cambiando il paesaggio vegetativo del Promontorio, aggredendo persino le zone della Foresta Umbra, patrimonio dell’Unesco», afferma Antonacci che si affretta a precisare «La mia ricerca è una sorta di citizen science applicata alla botanica. Non ha pretese scientifiche, ma solo un modo per segnalare un problema che può avere nel tempo gravi conseguenze per il nostro territorio».

Posto che l’ailanto ha colonizzato lo Stivale, l’allarme lanciato dal Gargano è solo per cercare di perimetrare un fenomeno, visto che è praticamente impossibile eradicare definitivamente la pianta, specie in un territorio fortemente antropizzato come quello garganico.

«Una pianta che cresce velocemente, tra le prime a riprodursi, ad esempio, dopo un incendio. Per questo la sua eradicazione deve avvenire con molta accortezza per evitare che possa attecchire in altre zone, visto che si adatta facilmente al clima che incontra», afferma il biologo naturalista, Vincenzo Rizzi.

Nella mappatura realizzata da Antonacci vengono individuate due direttrici “preferenziali” utilizzate dall’ailanto per diffondersi: la statale 272, specie in zona Stignano a San Marco in Lamis e la statale 693 in zona San Giacomo, a Cagnano Varano e in zona Fosso dei Mulini nel comune di Ischitella.

Nel 2009 l’ailanto era stato inserito nella lista delle dieci specie più invasive elaborata dal ministero dell’Ambiente, mentre alle Isole Tremiti è partito un progetto, con fondi europei, per la eradicazione della pianta, che ormai ha preso “cittadinanza” in molte parti dell’arcipelago. Più complesso il discorso per il Promontorio dove non esistono programmi per contrastare la diffusione dell’ailanto e, prima della mappa realizzata da Antonacci, non era neanche stato fatto un monitoraggio delle zone “infestate” e ora pare impensabile cercare di arginarne la diffusione, almeno che non si voglia trasferire tutta la popolazione e gli animali presenti sul Gargano.

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