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La Corte dei conti boccia il Consiglio regionale: nel mirino un finanziamento all’Arif e contributi per gli orfani

La Corte dei Conti boccia il Consiglio regionale pugliese per l’attività legislativa del 2022. La pagella negativa è stata protocollata l’1 settembre in via Gentile e mette nero su bianco errori e strafalcioni contenuti in una relazione di 120 pagine. All’interno è contenuta l’analisi puntuale delle coperture finanziarie delle norme regionali e la quantificazione degli…

La Corte dei Conti boccia il Consiglio regionale pugliese per l’attività legislativa del 2022. La pagella negativa è stata protocollata l’1 settembre in via Gentile e mette nero su bianco errori e strafalcioni contenuti in una relazione di 120 pagine. All’interno è contenuta l’analisi puntuale delle coperture finanziarie delle norme regionali e la quantificazione degli oneri delle stesse. Risultato: una sonora bocciatura.

Le norme licenziate sono prive di referti tecnici, strumenti fondamentali a corredo dei testi normativi che certificano la corrispondenza con le leggi quadro nazionali e con le regole di finanza pubblica. Pareri puntualmente ignorati se non proprio sbeffeggiati nel corso degli esami delle Commissioni e in aula. «Il consiglio è sovrano», dicono a turno i soloni del diritto equamente divisi fra maggioranza e opposizione, oggi smentiti dal resoconto dei giudici contabili guidati dal presidente di sezione Enrico Torri. Infatti oltre all’assenza dei pareri tecnici le 33 leggi pugliesi varate nel 2022, 14 delle quali con impegni di spesa, sono prive anche di relazione di accompagnamento e di una qualsivoglia analisi preventiva a supporto degli impegni di spesa. In molti casi si tratta di leggi-fotografia che non producono effetti per questo o quel territorio: un disastro che genera confusione e, soprattutto, nega all’organo di controllo la possibilità di capire quale sia la ratio delle norme e l’impatto concreto sull’ordinamento.

Non è dato sapere, si legge ancora nella pagella della Corte, quali siano i dati di partenza in base ai quali viene adottato un provvedimento e a quale logica risponda. Il tutto condito da strafalcioni di matematica e soprattutto di diritto. Nella carrellata degli orrori spicca l’auto agli studenti universitari orfani con uno stanziamento di 150mila euro per tre anni e un assegno annuo fino a 3.500 euro per ognuno dei beneficiari a condizione di raggiungere almeno 90/100 al diploma. Già, i beneficiari, ma quanti sono? Nessuno se lo è chiesto in Commissione e nemmeno in Aula. La risposta è arrivata nella relazione in cui si evidenzia che l’aiuto spetta in concreto a 40 studenti al massimo escludendone una larga fascia. E, infatti, secondo l’Istat lo 0,55% degli studenti pugliesi è orfano o comunque è stato allontanato dalla famiglia, dal che discende che applicando la percentuale al numero complessivo 41.177 si stima che gli aventi diritto dovrebbero essere 226 minori diplomati e che di questi il 35% superi la votazione richiesta, ovvero 79 studenti, il doppio rispetto a quelli previsti. L’altra “perla” nell’assegno accordato all’Arif, l’agenzia dei forestali per il servizio antincendio: un finanziamento, secondo la Corte dei conti, servito ad aggirare i paletti sul personale eludendo i vincoli sui nuovi ingressi. Ancora, lo stanziamento di 15mila euro per il referendum popolare chiesto dal Comune di Pulsano per allargare il suo territorio: una consultazione priva dei costi di dettaglio necessari per la chiamata alle urne dei cittadini. E poi le immancabili norme sulla sanità come l’estensione del test anti-tumorale alla mammella che prevede un allargamento della platea delle donne e un abbassamento dell’età con costi aggiuntivi vietati dal Piano di rientro sanitario ui è sottoposta la Puglia ma ignorati nella legge approvata in aula. Dulcis in fundo la creazione di due aziende sanitarie nuove di zecca, il “Vito Fazzi” di Lecce e il “Santissima Annunziata” di Taranto varati senza ascoltare il parere del Ministero della salute e senza quantificare i costi necessari.

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