(Adnkronos) – Un campionato falsato. Lo sarà comunque, qualunque sarà la sentenza del Collegio di garanzia del Coni, chiamato a pronunciarsi sulla legittimità giuridica della sanzione di 15 punti nella classifica della serie A
inflitta alla Juventus dalla Corte d’Appello federale. Lo è, a maggior ragione, con un verdetto che passerà per una sostanziale ‘sconfessione’, da parte della stessa accusa, delle motivazioni che avevano portato alla prima sentenza.
La giustizia sportiva fa il suo corso, e i diversi gradi di giudizio servono a garantire tutte le parti, ma intervenire durante la stagione, togliendo prima e, presumibilmente, ridando poi punti alla Juventus, vuol dire mortificare le legittime ambizioni sportive dei bianconeri, quelle delle altre squadre in corsa per i rispettivi obiettivi, e compromettere anche la regolarità dell’intera competizione. Visti i tempi, le modalità e l’esigenza che la procedura sia allo stesso tempo garantista e rigorosa, andrebbe previsto che almeno sul piano sportivo le decisioni sui presunti illeciti vengano prese a fine stagione.
In ballo, oltre al giudizio sulla Juventus o su qualsiasi altra squadra, c’è anche la credibilità dell’intero sistema. E, ancora una volta, è indispensabile ricordare che il calcio, prima ancora che uno sport, è un’industria che muove miliardi di euro. E che gli interessi delle società, di tutte, sono anche gli interessi di aziende che hanno un fatturato che dipende per una parte consistente dai risultati sul campo e dal piazzamento in classifica.
L’altro elemento che non può essere tralasciato è che a dare valore al prodotto calcio sono i tifosi, quelli che vanno allo stadio, quelli che lo guardano in televisione e quelli che alimentano i ricavi del merchandising. E una pessima gestione della giustizia sportiva, che con le sue decisioni incide a stagione in corso, rende un campionato falsato meno appetibile per tutti: tifosi, spettatori e, a cascata, sponsor e investitori. (Di Fabio Insenga)