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Israele-Gaza, nuova fase: “Caccia a Hamas anche a sud”

(Adnkronos) - L'operazione di Israele nella Striscia di Gaza non si ferma e si avvia verso una nuova fase. Le forze armate (Idf) si preparano ad allargare il proprio raggio d'azione sempre più verso sud con un obiettivo: dare la caccia a Hamas in tutta l'enclave. ''Siamo determinati a portare avanti la nostra operazione. E…

(Adnkronos) – L’operazione di Israele nella Striscia di Gaza non si ferma e si avvia verso una nuova fase. Le forze armate (Idf) si preparano ad allargare il proprio raggio d’azione sempre più verso sud con un obiettivo: dare la caccia a Hamas in tutta l’enclave. ”Siamo determinati a portare avanti la nostra operazione. E questa andrà avanti ovunque esista Hamas, anche nel sud della Striscia”, ha detto il portavoce delle Idf, Daniel Hagari, la voce principale dell’apparato militare. 

Israele non ha intenzione di mantenere le sue truppe nella Striscia di Gaza al termine del conflitto con Hamas, ha ribadito il primo ministro Benjamin Netanyahu in una intervista a Npr, aggiungendo che Israele intende però preservare il controllo dell’enclave palestinese. ”Non sono sicuro di tenere le truppe all’interno. In realtà, non lo credo particolarmente necessario perché è molto piccola”, ha detto Netanyahu. 

Su chi governerà Gaza, dopo la guerra, il primo ministro israeliano ha detto che ”abbiamo bisogno di un cambiamento culturale nell’amministrazione civile a Gaza. Non può impegnarsi a finanziare il terrorismo”. 

L’approccio di Netanyahu è giudicato troppo prudente dal vice presidente della Knesset, il Parlamento israeliano. ”Siamo troppo umani. Gaza va bruciata adesso”, ha detto Nissim Vaturi. Membro del partito Likud, in cui milita anche il premier, Vaturi ha anche invitato Israele a non consentire l’ingresso del carburante nell’enclave e a bloccare l’acqua ”fino alla restituzione degli ostaggi”. 

Intanto, è salito a 364 il numero delle persone che hanno perso la vita nell’attacco sferrrato dai miliziani di Hamas contro il rave nel deserto del Negev lo scorso 7 ottobre, come ha reso noto la polizia israeliana. Secondo quanto riporta Channel 12 si tratta di un terzo di tutte le vittime dell’assalto di Hamas. Il precedente bilancio faceva di 270 vittime al festival musicale. 

La strage non sarebbe stata pianificata da Hamas. La leadership della sicurezza israeliana ritiene ora che l’organizzazione non fosse a conoscenza del festival musicale prima del massacro.  

Le operazioni militari degli ultimi giorni hanno avuto come fulcro l’ospedale al Shifa, ritenuto da Israele strategico nella rete di Hamas. Secondo le forze armate, c’è una ”presenza evidente di Hamas in tutti gli ospedali” della Striscia di Gaza, come ha detto il capo del comando meridionale dell’Idf, il maggiore generale Yaron Finkelman. 

”Vediamo la presenza di Hamas in tutti gli ospedali, è una presenza evidente. Fanno un uso cinico degli ospedali, come qui nel cuore di al-Shifa”, ha affermato Finkelman incontrando le truppe presenti sul posto: nella struttura è stato scoperto un ingresso di un tunnel di Hamas e un deposito di armi. 

Secondo Hamas, sono 25 gli ospedali e 250 le strutture mediche che risultano fuori servizio in seguito ai raid aerei israeliani sulla Striscia, mentre 55 ambulanze sono state distrutte. Inoltre, affermano le autorità di Gaza, almeno 57 moschee sono state distrutte e altre 165 danneggiate parzialmente. 

In totale, secondo le informazioni diffuse da Gaza, sono più di 12mila le persone che hanno perso la vita nella Striscia dal 7 ottobre, inizio dei raid israeliani come rappresaglia per l’attacco subito da Hamas. Tra le vittime si contano cinquemila bambini e 3.300 donne. A questo bilancio si aggiungono 30mila feriti, il 75 per cento dei quali è composto da donne e bambino. Ma il numero delle vittime potrebbe essere ancora più alto perché 3.750 persone risultano disperse, tra cui anche 1.800 bambini che, stimano le autorità di Gaza, si trovano ancora sotto le macerie. 

Nella guerra in corso, aggiunge il governo di Hamas, hanno perso la vita anche almeno 200 tra medici, paramedici e infermieri. Uccisi anche 51 giornalisti e rappresentanti dei mezzi di informazione. 

 

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