(Adnkronos) – Se per l’Inps il quadro occupazionale “appare promettente” segnali “più preoccupanti” arrivano dal fronte salariale che appare immobile. Se la retribuzione media nel 2021 è stata pari a 24.097 euro, quasi in linea con il 2019 e poco più di quanto registrato nel 2020, c’è da considerare però il “consistente aumento”, 16,2% , di quanti hanno lavorato per frazioni ridotte dell’anno per una media di 7.870 euro di retribuzione. E’ la fotografia del lavoro povero che l’Inps consegna al governo e che parla anche di un “raddoppio” , dal 2005 al 2021, del numero di quei lavoratori che percepiscono un reddito annuo inferiore ai 1.000 euro, da 439mila a 905mila dello scorso anno e di quel 28% di lavoratori , rispetto ai 18% del 2005, che guadagnano meno di 5.000 euro annui, sotto dunque la soglia del reddito di cittadinanza.
Una situazione in divenire che conferma all’ l’Inps come “la distribuzione dei redditi si sia polarizzata in modo vistoso, con una quota crescente di lavoratori che percepiscono un reddito da lavoro inferiore alla soglia di fruizione del reddito di cittadinanza”, si legge nel Rapporto. La
decrescita salariale dunque sembrerebbe derivare essenzialmente dalla “parcellizzazione della prestazione lavorativa, anche per effetto della eccessiva flessibilizzazione introdotta dalle riforme sul mercato del lavoro”. Una situazione retributiva anche decisamente “frastagliata” che vede un forte aumento delle disparità sul mercato del lavoro e un’accelerazione del coefficiente che ne calcola le diseguaglianze, l’indice Gini che nel 2021 sale a 46 dai 44 del 2019.
Per contro l’1% dei lavoratori più ricchi concentra nelle sue mani il 6,4% del reddito totale percepito dal lavoro dipendente e guadagna un ulteriore aumento di un punto percentuale della loro quota sulla massa retributiva complessiva. Ma anche la situazione dei lavoratori a tempo pieno non è omogenea con notevoli oscillazioni dovute alla dinamica stabilita dai contratti collettivi nazionali di Lavoro. Quelli che coprono oltre 100.000 dipendenti risultano 27 e concentrano il 78% dei dipendenti privati; quelli che interessano più di 10.000 dipendenti sono 95 e ad essi fa riferimento il 96% dei dipendenti delle imprese private extra-agricole. Ma all’interno di questo ampio perimetro, annota ancora l’Inps, si registrano variazioni importanti. Se infatti la retribuzione media giornaliera per i dipendenti a full-time è pari a 98 euro, in 6 tra i contratti principali è inferiore a 70 euro mentre nell’industria chimica è pari a 123 euro. Per i dipendenti a part-time la retribuzione media giornaliera è pari a 45 euro, ma risulta inferiore a 40 euro al giorno per i dipendenti di alcuni comparti artigiani come il metalmeccanico, il sistema moda e l’acconciatura/estetica.