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Infrastrutture, in Italia la metà ha più di 60 anni ma digitale migliora sicurezza cantieri

(Adnkronos) - E' un quadro fatto di ombre ma anche di luci quello che rappresenta le infrastrutture in Italia dove più della metà delle opere ha oltre 60 anni, la burocrazia tiene ancora il settore con il freno tirato ma le nuove tecnologie digitali adesso permettono di migliorare la sicurezza e la sostenibilità dei cantieri.…

(Adnkronos) – E’ un quadro fatto di ombre ma anche di luci quello che rappresenta le infrastrutture in Italia dove più della metà delle opere ha oltre 60 anni, la burocrazia tiene ancora il settore con il freno tirato ma le nuove tecnologie digitali adesso permettono di migliorare la sicurezza e la sostenibilità dei cantieri. A delineare il quadro è il report presentato oggi a Roma, alla Residenza di Ripetta, nell’ambito del “Technology Forum Pubblica Amministrazione – Dialoghi con la Pubblica Amministrazione”, un incontro fra il Viceministro delle Infrastrutture Edoardo Rixi, con Valerio De Molli, Managing Partner & Ceo, The European House – Ambrosetti, e Corrado Panzeri, Partner & Responsabile dell’InnoTech Hub, The European House – Ambrosetti.  

L’analisi dell’InnoTech Hub di The European House – Ambrosetti mostra un’Italia seconda nell’Ue per numero di imprese che operano nelle costruzioni (490mila imprese, il 13,9% del totale Ue27), terza per numero di occupati (1,3 milioni, il 10,5% del totale) e terza per valore aggiunto generato (66,3 miliardi di euro, il 10,1% del totale europeo). Ma in questo perimetro il nostro Paese è solo 14mo fra i 27 paesi dell’Unione per produttività del lavoro.  

A livello nazionale, l’edilizia è il terzo settore italiano con più aziende attive (13,6%), il quarto per numero di impiegati (9%) e genera il 4% del Pil nazionale. Sul settore delle infrastrutture stanno inoltre per convergere importanti fondi. Fra Pnrr e altri fondi pubblici nei prossimi 13 anni ci saranno infatti 102 miliardi di euro a disposizione per le infrastrutture italiane.  

Gli analisti di Ambrosetti rilevano, inoltre, che in Italia la spesa pubblica in infrastrutture è scesa del 17% fra il 2008 e il 2021, contro il +16% della Germania e il +28% della Francia. La foto che emerge è che nel 2021 l’Italia ha speso circa 20 miliardi in infrastrutture contro i 64 miliardi della Germania e i 40 miliardi della Spagna. Ma ad ‘oscurare’ il quadro sono anche i tempi di realizzazione di un’opera pari nel nostro Paese a 4 anni e 5 mesi, di cui il 54,3% legato ad attività amministrative.  

I lunghi tempi di completamento di un’opera, avvertono gli analisti, aumentano il rischio di opere incompiute e gli oneri da sostenere eppure non manca un risvolto molto positivo. Su questo fronte, infatti, gli analisti sottolineano che la “direzione presa è quella giusta” visto che tra il 2020 e il 2021 sono scese ben del 14% le infrastrutture bloccate e del 46% gli oneri per l’ultimazione dei lavori. 

Insomma se in Italia le infrastrutture sono vetuste e fragili e con una età media di circa 60 anni, se dieci ponti sono crollati in dieci anni e 6 milioni di strutture sono a rischio sismico, a far tirare il fiato oggi sono le tecnologie digitali che, evidenziano gli analisti, permettono di migliorare la sicurezza e la sostenibilità dei cantieri e delle opere e anche la gestione delle attività burocratiche e il coordinamento con i fornitori. Un gap che invece ancora è tutto da colmare è quello delle competenze specialistiche perché solo il 6% delle imprese edili ha in organico profili Ict.  

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