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Il concorrente italiano di ‘Squid Game: La Sfida’: “Sembrava reale!”

(Adnkronos) - "Sembrava che fosse reale, non ti sembrava di essere su un set". Parla così Lorenzo Nobilio, 26 anni, il concorrente italiano di 'Squid Game: La sfida', il reality game che debutta oggi su Netflix con i primi 5 episodi (il 29 novembre arriveranno altri 4 episodi mentre la finale sarà disponibile dal 6…

(Adnkronos) – “Sembrava che fosse reale, non ti sembrava di essere su un set”. Parla così Lorenzo Nobilio, 26 anni, il concorrente italiano di ‘Squid Game: La sfida’, il reality game che debutta oggi su Netflix con i primi 5 episodi (il 29 novembre arriveranno altri 4 episodi mentre la finale sarà disponibile dal 6 dicembre) e che è ispirata alla serie coreana ‘Squid Game’, diventata nel 2021 un fenomeno mondiale e la serie più vista di sempre su Netflix, con 1,54 miliardi di ore visualizzate solo nel primo mese di programmazione.  

Mentre la seconda stagione della serie, annunciata lo scorso anno, è in fase di produzione, per cavalcarne il successo è stato realizzato un gioco, ispirato ai giochi mortali che punteggiavano la serie. In ‘Squid Game: La Sfida’, un gruppo di 456 concorrenti partecipa alla competizione per conquistare l’incredibile montepremi di 4,56 milioni di dollari. I partecipanti affrontano una serie di sfide ispirate alla serie originale (ma anche alcune sorprendenti aggiunte), che mettono alla prove la tenacia, le strategie e le alleanze, mentre chi sbaglia viene eliminato senza pietà.  

Tra questi 456 concorrenti c’è anche l’italiano Lorenzo Nobilio, che si autodefinisce “maestro manipolatore”. Ama disegnare vestiti e giocare a basket, ed è un fanatico della musica, che partecipa come gli altri nella speranza di prendere parte all’ultima sfida, vincerla e diventare multimilionario. “Secondo la mia strategia, se mi fossi mantenuto ben nutrito (nascondendo le porzioni di altri concorrenti sotto il lenzuolo), sarei stato più forte degli altri per vincere”, confessa Nobilio, che lavorava a Londra nella finanza prima di entrare nel programma, in un’intervista a Bbc News. 

L’ambietazione del reality game richiama in tutto quella della serie, con misteriose guardie mascherate in tute rosa. Il set è gigantesco e lo show inizia con centinaia di concorrenti in tute verdi che cercano di avanzare senza essere visti muoversi da una bambola di 4,2 metri che rotea furiosamente il collo e fa fuori chiunque colga in movimento: per fortuna con colpi di colorante e non con colpi mortali come nella serie. “Sono arrivato oltre la linea del traguardo di Un, due, tre stella in sette ore, è stato molto lungo, ma si chiama Squid Game: La Sfida, non è una vacanza all-inclusive alle Isole Canarie”, afferma Lorenzo.  

Lo show aveva già fatto notizia all’inizio dell’anno, con alcuni dei partecipanti che si erano lamentati delle condizioni durissime del gioco. “Non è stato peggio di molti altri programmi di questo tipo, come ‘Survivor'”, afferma il produttore esecutivo dello show Stephen Lambert. “Quando si mette in palio un premio enorme, è chiaro da subito che si tratta di uno show difficile a cui prendere parte”. 

L’enorme premio ha attirato 81.000 candidature da tutto il mondo, ridotte a 456 concorrenti, che rappresentano per lo più gente normalissima. “Eravamo interessati ai giochi come test della natura umana, quindi volevamo la più ampia varietà possibile di persone”, spiega uno degli altri produttori esecutivi dello show, John Hay. 

Quando non sono impegnati nelle sfide, i concorrenti sono completamente immersi nell’universo di Squid Game. Senza telefoni, vivono confinati in un dormitorio in stile prigione, dormendo su letti a castello a cinque piani, con il cibo razionato e distribuito dalle guardie minacciose. Come nel ‘Grande Fratello’, lo schema del gioco fornisce ampio spazio alla creazione di alleanze e strategie.  

Nella serie originale, i concorrenti sudcoreani pieni di debiti prendono parte a giochi per bambini in cui chi perde muore, per cercare di accaparrarsi un enorme premio in denaro, che viene vinto solo dall’ultimo giocatore sopravvissuto. Nel reality game, sottolineano i produttori, i concorrenti sono mossi non dalla necessità ma dall’opportunità. E la motivazione di ognuno farà la differenza. 

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