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Grottaglie, via libera al primo centro italiano di smontaggio e riciclo degli aerei

Sarà pronto entro due anni, dopo l'ottenimento delle autorizzazioni, il primo centro italiano di "dismantling" - cioè di smontaggio, smantellamento e riciclaggio degli aerei giunti ormai a fine vita - presso l'aeroporto di Grottaglie. Una volta a regime si stima un "traffico" di almeno 12 aerei l’anno fra le tre differenti tipologie in base alla…

Sarà pronto entro due anni, dopo l’ottenimento delle autorizzazioni, il primo centro italiano di “dismantling” – cioè di smontaggio, smantellamento e riciclaggio degli aerei giunti ormai a fine vita – presso l’aeroporto di Grottaglie. Una volta a regime si stima un “traffico” di almeno 12 aerei l’anno fra le tre differenti tipologie in base alla fusoliera (“narrow body”, “wide body” e “regional jet”, ovvero aerei di grandi, medie e “piccole” dimensioni). A Grottaglie, insomma, potrà essere “rigenerato” un gigante come un Boeing 747 o un velivolo da 100 posti.

A realizzarlo sarà l’associazione temporanea di imprese (Ati) guidata dalle aziende pugliesi Ecologica spa e Cisa spa, operanti nel settore delle grandi bonifiche e nella valorizzazione del ciclo integrato dei rifiuti.

L’obiettivo è quello di recuperare e riutilizzare una quota non inferiore all’85-90% degli aerei, tra commercializzazione dei pezzi di ricambio e riciclo dei materiali.

Il progetto è stato presentato stamattina a Ecomondo alla presenza del viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Vannia Gava, del presidente di Aeroporti di Puglia, Antonio Maria Vasile; del presidente del Gruppo Cisa, Antonio Albanese; del direttore generale di Ecologica Spa, Vito Miccolis.

L’Ati è risultata aggiudicataria di una procedura per la concessione ventennale da parte di Aeroporti di Puglia: grazie a un investimento privato di circa 16 milioni di euro che interesserà una superficie complessiva di oltre 18mila metri quadrati, nello scalo aeroportuale jonico “Arlotta” è prevista la costruzione di un hangar, lungo 80 metri e largo 82, in cui saranno smontati e “rigenerati” i singoli aerei, nonché la realizzazione di una palazzina magazzino-uffici. L’attività produttiva sarà ispirata ai criteri di massima sostenibilità, aspetto che ha visto riconosciuta la valenza progettuale rispetto ad altre proposte. Per quanto riguarda il risparmio energetico, oltre a un impianto fotovoltaico completo di sistema di accumulo nonché di impianto solare-termico, la copertura dell’hangar sarà realizzata in modo tale da ottimizzare al massimo la luce naturale risparmiando una notevole quantità di energia.

Il centro di Grottaglie, differenziandosi da alcuni esempi europei, è all’interno di un sistema logistico che vede come partner la Gesfa, azienda che gestisce una piattaforma cargo e attualmente opera per conto di Boeing per il trasferimento diretto negli Stati Uniti delle fusoliere prodotte nello stabilimento Leonardo di Grottaglie.

L’obiettivo del progetto si colloca in un contesto internazionale che prevede un piano di dismissione di oltre 1.000-1.500 aerei civili l’anno nei prossimi 15 anni con un avvicendamento che vedrà il parco aeromobili in gran parte rinnovato (senza escludere l’eventuale opzione per i velivoli militari). Il ciclo di vita di un velivolo da trasporto non supera i 25 anni e le nuove scelte ambientali da parte dei costruttori dei giganti del cielo punta a far volare aerei meno pesanti per risparmiare soprattutto sui carburanti oltre che sui costi di costruzione (fibra di carbonio).

Un Boeing 747 ormai destinato alla conclusione del lifecycle, ad esempio, pesa oltre 180 tonnellate rispetto a un A 300 che ne pesa 87. Da qui la necessità di recuperare quante più parti possibili da un vecchio aereo, reimmetterle nel circuito dell’economia riducendo al minimo la quota destinata allo smaltimento. Grazie al riuso e riciclo dei vecchi aerei, nel centro di Grottaglie è stimato un volume d’affari di oltre 30 milioni l’anno (per una dozzina di velivoli) attraverso il recupero delle componenti di valore (motori, carrelli, sistemi idraulici, freni, ecc.) destinati a pezzi di ricambio (regolarmente “certificati”) e alla vendita del materiale riciclato (un aereo è composto per il 70% di alluminio, 15% acciaio, 5% rame, 5% titanio, 5% materie plastiche e fibre varie).

«Circa il 90% del valore totale dell’aeromobile fuori uso – sottolinea Antonio Albanese, presidente del Gruppo Cisa – è generato da parti che possono essere riutilizzate come componenti certificati, mentre la quota dei materiali riciclabili ammonta solo al 10% del valore dell’aeromobile, sebbene rappresenti dal 50% al 60% del suo peso. I nostri studi confermano che il progetto, oltre a generare ricchezza per l’indotto, può far diventare la Puglia un punto di riferimento a livello internazionale».

L’idea del “dismantling” nell’aeroporto di Grottaglie, afferma il presidente di Aeroporti di Puglia, Antonio Maria Vasile, «nasce dall’obiettivo definito dal Piano strategico di AdP di creare un polo di eccellenza industriale a Grottaglie la cui caratteristica fosse l’unicità».

Il progetto del centro di Grottaglie, conclude Vito Miccolis, direttore generale di Ecologica Spa, «è ispirato ai criteri di massimo rispetto ambientale: lo scopo del polo industriale sarà quello di arrivare a punte anche superiori del 90% del recupero di un aereo in disarmo grazie a un progetto in cui abbiamo tenuto conto dell’impatto ambientale».

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