(Adnkronos) – Lamberto Giannini è il nuovo prefetto di Roma. La nomina è arrivata oggi dal Consiglio dei ministri. Romano, 59 anni, Lamberto Giannini è un uomo riservato, che non ama i riflettori. Grande esperto di terrorismo e fine investigatore, prima di diventare capo della polizia aveva guidato in ordine di tempo, la Digos di Roma, il Servizio Centrale Antiterrorismo e la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, della quale è stato direttore dal 1 ottobre 2016 al 23 dicembre 2020.
Una laurea in Giurisprudenza alla Sapienza, Giannini entra nella Polizia di Stato nel 1989 con il ruolo di vice commissario. Dopo il servizio alla questura di Torino, torna a Roma e nel 2004 diventa capo della Digos che dirige fino al 2013. Il 2011 per la Capitale è l’anno delle manifestazioni dure, quelle in cui la città viene messa a ferro e fuoco. L’apice arriva il 15 ottobre a San Giovanni quando viene anche dato alle fiamme un blindato dei carabinieri. Giannini, a capo della Digos capitolina che svolge le indagini, riesce a far arrestare molti degli antagonisti e degli ultras coinvolti negli scontri. Gli anni a Roma gli valgono il salto all’Antiterrorismo, che arriva nel 2013. Promosso dirigente superiore di Polizia, Giannini viene così nominato direttore del Servizio Centrale Antiterrorismo. Dopo aver raggiunto la qualifica di dirigente generale di Pubblica sicurezza approda al vertice della direzione centrale della polizia di prevenzione, assumendo anche l’incarico di presidente del Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo. Diventa prefetto nel marzo 2019 e il 4 marzo del 2021 arriva la nomina a capo della Polizia, gestendo con grande equilibrio la complessa situazione della sicurezza ai tempi del covid.
Prima di arrivare al vertice della pubblica sicurezza, Giannini è stato impegnato per oltre ventisette anni nel contrasto all’eversione e al terrorismo interno e internazionale. Una lunga carriera, segnata da numerosi successi. Tra le più importanti operazioni portate a termine ci sono gli arresti dei terroristi appartenenti al gruppo delle Nuove Brigate Rosse, che, tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del 2000, con gli omicidi dei giuslavoristi Massimo D’Antona e Marco Biagi e del poliziotto Emanuele Petri, avevano ripreso la lotta armata in Italia riportando alla mente i sanguinari anni di piombo. Altro successo è stato l’azzeramento di una cellula neo-brigatista responsabile di un grave attentato dinamitardo contro militari italiani e che progettava un attacco contro il vertice G8 in programma alla Maddalena. Infine l’arresto nel 2005 a Roma di uno dei terroristi che, nel luglio di quell’anno, aveva tentato di farsi esplodere, insieme ad altri complici, nella metropolitana di Londra. (di Giorgia Sodaro)