(Adnkronos) – Il funerale del professore Gianni Vattimo, tra i più noti filosofi italiani e tra i massimi esponenti della filosofia ermeneutica a livello mondiale, si terrà sabato 23 settembre alle 10 nella chiesa di San Lorenzo in piazza Castello a Torino. La camera ardente allestita nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università sarà visitabile dalle ore 10.30 di domani, giovedì 21 settembre, fino a venerdì 22 settembre. Gli orari, per entrambi i giorni, sono: 10.30-18. La salma del professore Vattimo lascerà il Rettorato sabato mattina alle ore 9,30 per raggiungere la chiesa per il rito funebre.
Il professore Gianni Vattimo, padre del “pensiero debole”, a lungo docente all’Università di Torino, è morto nella serata di martedì 19 settembre all’età di 87 anni. Ha trascorso gli ultimi giorni ricoverato nel reparto di nefrologia dell’ospedale di Rivoli, dopo che le sue condizioni di salute si erano aggravate. Accanto a lui Simone Caminada, 39enne brasiliano, suo assistente e compagno dal 2010.
Allievo di Luigi Pareyson, Vattimo si laureò in Filosofia nel 1959 all’Università di Torino. Nel 1964 divenne professore incaricato e nel 1969 ordinario di estetica dell’Ateneo di Torino. Già preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, dal 1982 al 2008 è stato ordinario di filosofia teoretica. Vattimo ha, inoltre, insegnato come visiting professor in alcune università americane (Yale University of Los Angeles, New York Univerity, State University of New York) e ha tenuto seminari e conferenze in varie università di tutto il mondo. Accanto all’attività scientifica Vattimo è stato editorialista per i più importanti quotidiani italiani e anche politico, eletto per due volte eurodeputato.
L’Università di Torino ha affidato il ricordo del suo illustre docente scomparso al professore Maurizio Ferraris del Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione. “Le opere di Gianni Vattimo sono tuttora discusse in Italia e all’estero, in particolare per l’interpretazione originale dell’ontologia ermeneutica che il filosofo torinese ha chiamato ‘pensiero debole’ – scrive Ferraris – Questa impostazione teorica, che ha le sue radici nello studio di Nietzsche e Heidegger, fa di Vattimo un importante pensatore della postmodernità che suggerisce una concezione non dogmatica della verità con forti implicazioni etico-politiche. Secondo Vattimo il ‘pensiero’ debole è la chiave per la democratizzazione della società e la diffusione del pluralismo”.
“La contraddizione è il vero motore del pensiero, ed è proprio la forza della contraddizione che sta al centro della filosofia e della vita di Vattimo. Uomo delle istituzioni, professore, preside di facoltà, parlamentare, e insieme portatore di un anelito a una emancipazione quanto più grande possibile rispetto ai dogmi della società e del pensiero – continua Ferraris – Uomo umanamente lieve, scherzoso, pacificato, e insieme testimone e interprete di grandi lutti, con una vita che, soprattutto negli ultimi anni, aveva assunto la forma di un calvario”.
“Il motivo per cui Vattimo è stato un grande della filosofia del Novecento sta in un ultimo e decisivo paradosso. Perché proprio attraverso l’appello alla interpretazione è stato capace di elaborare un pensiero profondamente autonomo e originale – sottolinea Ferraris – Non è l’interprete di Nietzsche o Heidegger che ricordiamo in lui. È prima di tutto il pensatore che ha elaborato una filosofia della storia originale, quella che vede l’umanità impegnata in un processo di indebolimento dei fondamenti che è insieme la via per cui ognuno di noi può trovare i cammini della propria liberazione”.