(Adnkronos) – Nel 2021 minimo storico per la produzione nazionale di gas crollata del -16,7% rispetto al 2020, che già aveva subito una pari riduzione. Sono stati complessivamente estratti 3,3 miliardi di metri cubi di gas naturale: 1,87 miliardi dal mare e 1,6 dai campi situati in terraferma. E’ quanto emerge dalla relazione annuale di Arera nella quale si evince che il grado di dipendenza dell’Italia dalle forniture estere è salito al 93,5% (dal 92,8% del 2020).
Eni controlla meno del 70% della produzione, dal 71,6% dell’anno precedente, a distanza il gruppo Royal Dutch Shell al 16%. Nel 2021 l’Italia ha importato 6,6 miliardi di metri cubi di gas naturale in più rispetto al 2020: le importazioni lorde sono infatti salite a 73 miliardi di metri cubi, evidenziando un incremento del 9,9%rispetto al 2020. Si è fatto un maggiore ricorso agli stoccaggi e a fine anno i prelievi sono risultati di 1.591 milioni di metri cubi superiori alle immissioni (erano 1.076 milioni di metri cubi nel 2020). Il gasdotto TAP, entrato a regime nel suo primo anno di funzionamento ha condotto in Italia 7,2 miliardi di metri cubi, portando l’Azerbaigian al terzo posto nella classifica dei paesi da cui importiamo gas dopo Russia e Algeria.
Nel 2021, quindi, il peso della Russia tra i paesi che esportano in Italia è diminuito al 40% (era al 42,9% nel 2020), mentre la quota dell’Algeria è risalita dal 22,8% al 30,8%. Al terzo posto per importanza, come detto, si è posizionato l’Azerbaigian con una quota del 9,9%. Nella classifica vi sono poi: il Qatar, da cui arriva il 9,4% del gas complessivamente importato in Italia (10,5% nel 2020), seguito dalla Libia, al 4,4% e dalla Norvegia al 2,7% (era al 10,4% nel 2020). L’incidenza delle importazioni dal Nord Europa (cioè da Norvegia e Olanda insieme) si è quindi fortemente ridotta dall’11,8% al 3,1% nel 2021. Dei 73 miliardi di m3 di gas importato in Italia, 9,9 miliardi di m3 sono giunti via nave. Accanto alle tradizionali – e maggioritarie – provenienze dal Qatar e dall’Algeria che insieme incidono per l’82% di tutto il Gnl importato, nell’importazione via nave degli ultimi anni stanno assumendo importanza altri paesi: in primis dagli Stati Uniti, divenuti molto significativi dal 2019, e dalla Nigeria, i cui quantitativi stanno aumentando da tre anni.
Eni rimane al primo posto delle imprese importatrici, con una quota di mercato del 48,4% (47,3% nel 2020). L’aumento delle importazioni di Eni (+15,8%) è di poco superiore a quella evidenziata dal totale delle importazioni nazionali. Insieme i primi tre importatori hanno approvvigionato il 72,4% del gas entrato nel mercato italiano (era 76,1% nel 2020). I volumi di gas esportato sono quintuplicati rispetto al 2020, salendo da 316 milioni di m3 a 1,5 miliardi di m3. L’incremento delle esportazioni, che si è manifestato specialmente nell’ultimo trimestre dell’anno, è stato favorito da una situazione che allora vedeva un’abbondanza di gas e ha reso il gas italiano più conveniente rispetto a quello acquistabile al Ttf.
Nel 2021 il consumo netto di gas naturale in Italia è aumentato di 5,6 miliardi di metri cubi, attestandosi a 74,1 miliardi di metri cubi (+8,1% rispetto al calo record del 2020). I consumi del settore industriale sono cresciuti del 9,7% e quelli della generazione termoelettrica del 5,8%. ‘Commercio e servizi’, il settore che più aveva sofferto per le restrizioni effettuate durante la pandemia, è tornato ai livelli del 2019, segnando un +6,3%. Altrettanto è accaduto per i consumi di gas legati ai trasporti, che sono tornati sui livelli pre-Covid, anche nel settore domestico i consumi aumentano del 10,9%.