È iniziato poco dopo le 19 l’incontro tra governo e sindacati sul futuro dell’ex Ilva.
Per l’esecutivo, oltre al sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano, siedono i ministri Urso, Calderone, Fitto e Giorgetti in collegamento. Per i sindacati i leader di Fim, Fiom, Uilm, Uglm e Usb. E sono forti le aspettative dei sindacati, concentrati sulle garanzie occupazionali e produttive più che sulla forma che prenderà l’intervento del governo delineato dal ministro Urso.
«Quello che vogliamo ascoltare è la garanzia del governo sulla centralità del lavoro, la garanzia occupazionale per i lavoratori di Taranto, di Genova, di Novi Ligure, di Racconigi, di tutti gli stabilimenti perché quello che non può succedere è che qualcuno pensi che ci siano le condizioni per poter salvare gli amministratori delegati e la faccia del consiglio di amministrazione», spiega il leader Fiom Michele De Palma prima del nuovo round con il governo.
L’incontro deve quindi servire a fare chiarezza col governo: «Noi quello che chiediamo è di mettere in sicurezza i lavoratori, gli impianti e la transizione degli stabilimenti. Il resto sono discussioni come ne abbiamo lette ogni giorno», prosegue.
«Quando il governo ti convoca è perché evidentemente ha qualcosa da dire ma l’importante è che finalmente siamo riusciti a far passare quello che diciamo da mesi: ora tutti hanno scoperto che Mittal non faceva investimenti, non ci metteva un euro. Ora dunque anche se con ritardo il governo si assuma la responsabilità per dare continuità all’azienda e sicurezza a tutti i lavoratori di tutti gli impianti», aggiunge.
«Lo scaricabarile a cui stiamo assistendo in queste ore è esattamente il contrario di quello di cui noi avremmo bisogno. Quindi adesso sarebbe il caso che tutte le forze politiche ridessero dignità a questo paese attraverso la vicenda dell’Ilva confermando che senza l’industria siderurgica non è più un paese industriale», conclude.
E anche la Fim di Roberto Benaglia non si aspetta «colpi di bacchetta magica, ma ci aspettiamo che stasera non ci siano rimpalli di responsabilità. Si deve costruire una soluzione e le condizioni per mantenere la continuità aziendale. Sappiamo che il governo con i tecnici sta studiando varie ipotesi. Non ci aspettiamo nulla di definitivo stasera, ma non possiamo sentirci dire “vi faremo sapere”», ribadisce.
«’L’ipotesi urgente ora è dare continuità aziendale e mettere in sicurezza la gestione. Non pensiamo ad una nazionalizzazione definitiva. È importante trovare nuovi imprenditori ma è urgente un assetto gestionale con cui mandare avanti l’azienda», conclude.
Aspettative precise anche da parte della Uilm. «Noi ci aspettiamo che il governo ci dica come intende procedere per acquisire, gestire e ricapitalizzare l’azienda che, nonostante tutto, è ancora appetibile e può essere acquistata», sottolinea il leader Rocco Palombella.
«Taranto ancora non è ferma. Ci sono degli altoforni che sono in “stand-by”, non li hanno ancora spenti perché altrimenti sarebbe una tragedia. Gli impianti si possono riattivare in qualsiasi momento, l’importante è avviare quel ciclo virtuoso per pagare le materie prime e farle arrivare», prosegue.
«Ora il governo deve dire come intende esercitare un suo diritto, cioè convertire i 680 milioni in aumento di capitale e avere la maggioranza. E poi – conclude – se come immaginiamo non ci sarà altra possibilità, l’esecutivo dovrà mettere le risorse economiche, nominare immediatamente un amministratore delegato».