(Adnkronos) – ‘Verdi’ fin dentro al Dna. Essere vegetariani ed essere capaci di sposare con rigore e fino in fondo una dieta senza proteine animali potrebbe essere in parte una questione di genetica. A identificare i geni ‘veg’ è un nuovo studio della Northwestern University, pubblicato sulla rivista ‘Plos One’. Rinunciare alla carne, ragionano gli autori, è sicuramente più di moda che in passato, come dimostra il fenomeno degli ‘Impossible Burger’, gli hamburger fatti con carne ‘finta’, cioè vegetale, o il diffondersi di iniziative come i ‘Meatless Mondays’, i lunedì senza carne. Ma in realtà molte più persone vorrebbero essere vegetariane di quante lo siano realmente, assicurano gli studiosi. E il ‘make-up’ genetico potrebbe giocare un ruolo nel determinare se sono adatte al vegetarianesimo oppure no.
“Tutti gli esseri umani sono in grado di sopravvivere a lungo termine con una dieta vegetariana rigorosa Questa domanda non era stata esplorata seriamente”, spiega l’autore corrispondente dello studio, Nabeel Yaseen, professore emerito di patologia alla Feinberg School of Medicine della Northwestern University. I dati parlano chiaro: un’ampia percentuale di chi si autodefinisce vegetariano – dal 48 al 64% – ammette di mangiare pesce, pollame e/o carne rossa. Il che, secondo Yaseen, suggerisce che ci sono vincoli ambientali o biologici che prevalgono sul desiderio di aderire a una dieta green: “Pensiamo che succeda perché c’è qualcosa di innato che le persone potrebbero non vedere”.
Per determinare se la genetica contribuisce alla capacità di aderire a una dieta a base di frutta, legumi, verdure, gli scienziati hanno preso in esame nella Uk Biobank i dati genetici di 5.324 vegetariani rigorosi (che non consumano pesce, pollame o carne rossa) e li hanno confrontati con 329.455 controlli. Tutti i partecipanti allo studio erano bianchi caucasici per ottenere un campione omogeneo ed evitare confusione per etnia. Con questa analisi sono stati identificati 3 geni che sono significativamente associati al vegetarianismo e altri 31 potenzialmente associati.
Lo studio – condotto in collaborazione con scienziati della Washington University in St. Louis e Edimburgo, Uk – ha scoperto che molti di questi geni, inclusi 2 dei primi 3 (NPC1 e RMC1), sono coinvolti nel metabolismo dei lipidi (grassi) e nella funzione cerebrale. “Un’area in cui i prodotti vegetali differiscono dalla carne sono i lipidi complessi”, osserva Yaseen. “La mia ipotesi è che nella carne potrebbero essere presenti componenti lipidici di cui alcune persone hanno bisogno. E forse le persone la cui genetica favorisce il vegetarianismo sono in grado di sintetizzare questi componenti in modo endogeno. Tuttavia, al momento, si tratta di semplici speculazioni e c’è ancora molto lavoro da fare per comprendere” la fisiologia veg.
Questo è il primo studio sottoposto a revisione paritaria e indicizzato che esamina l’associazione tra genetica e vegetarianismo rigoroso. Le persone scelgono di non mangiare carne per motivi religiosi o morali principalmente, e recenti ricerche hanno fornito evidenze sui benefici dell’approccio alimentare green per la salute. Sebbene essere vegetariani stia diventando sempre più popolare, i veri veg rimangono una minoranza in tutto il mondo. Negli Usa circa il 3-4% della popolazione. Nel Regno Unito, il 2,3% degli adulti e l’1,9% dei bambini. In Italia si conta secondo dati Eurispes, un 4,2% di vegetariani e un 2,4% di vegani, in totale 6,6%.
Un fattore determinante per la preferenza di cibi e bevande, analizza l’esperto, può essere anche il modo in cui il corpo di un individuo li metabolizza. Ad esempio, quando si prova l’alcol o il caffè per la prima volta, la maggior parte delle persone non li troverà piacevoli, ma col tempo si sviluppa un gusto per questi prodotti, per via di come l’alcol o la caffeina ci fanno sentire. “Penso che con la carne ci sia qualcosa di simile”, dice Yaseen. “Forse un certo componente – sto ipotizzando un componente lipidico – te ne fa desiderare e desiderare”. Ora “ci auguriamo – conclude lo scienziato – che studi futuri portino a una migliore comprensione delle differenze fisiologiche tra vegetariani e non, consentendoci così di fornire raccomandazioni dietetiche personalizzate e di produrre migliori sostituti della carne”.