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Equo compenso, una norma importante attesa da molto tempo

La legge sull’equo compenso, entrata in vigore il 20 maggio scorso, è stata fortemente promossa dall’Aiga – Associazione Italiana Giovani Avvocati. La nostra associazione, nel confronto dialettico con il legislatore, ha sempre rimarcato la necessità di garantire un compenso minimo ed inderogabile all’avvocato per l’attività professionale svolta, un compenso che non fosse inferiore ai parametri…

La legge sull’equo compenso, entrata in vigore il 20 maggio scorso, è stata fortemente promossa dall’Aiga – Associazione Italiana Giovani Avvocati. La nostra associazione, nel confronto dialettico con il legislatore, ha sempre rimarcato la necessità di garantire un compenso minimo ed inderogabile all’avvocato per l’attività professionale svolta, un compenso che non fosse inferiore ai parametri ed alle tariffe fissate con i decreti ministeriali. La battaglia sull’equo compenso è iniziata all’indomani dell’introduzione, nel 2006, del decreto sulle liberalizzazioni (c.d. Decreto Bersani), un intervento normativo che, in quegli anni, aveva colpito, duramente, la classe forense già alle prese con una profonda crisi di categoria, tra l’altro data dall’eccessivo numero di iscrizioni negli albi professionali. L’intervento del legislatore contemporaneo mira a restituire decoro al lavoro dei liberi professionisti, un fine coerente con l’attuale momento storico, in cui, secondo l’ultimo rapporto Censis, i redditi da lavoro autonomo sono in incremento.

Destinatari della novella normativa, infatti, non sono solo gli avvocati ma circa due milioni di professionisti che tessono rapporti con la Pubblica Amministrazione, con le Imprese bancarie o assicurative, con le società con più di 50 dipendenti o con un fatturato di oltre 10 milioni di euro. Restano esclusi i rapporti instaurati con le società di cartolarizzazione dei crediti e con gli agenti di riscossione.

La legge introduce, così, una disciplina che mira alla tutela dell’equo compenso anche nei rapporti contrattuali in cui una delle parti verta in una posizione dominante.

Sotto l’egida della nuova norma, il diritto all’equo compenso è tutelabile per via giudiziale, domandando la nullità di eventuali clausole contrattuali vessatorie sotto il profilo del compenso, con automatica espulsione delle stesse ed applicazione delle tariffe di legge. Resta salva, poi, l’eventuale condanna del cliente al pagamento di un indennizzo, in favore del professionista danneggiato, fino al doppio della differenza economica riconosciuta, oltre il diritto al risarcimento del maggior danno.

Strada alternativa, proposta dalla legge al professionista per ottenere un compenso proporzionato all’attività prestata, è la richiesta, all’Ordine di appartenenza, di un parere di congruità sulla parcella emessa, così che la stessa abbia valore di titolo esecutivo decorso il termine di impugnativa di 40 giorni dalla notifica.

Nondimeno, il legislatore non lascia impunito il professionista che operi secondo pratiche di concorrenza sleale, il quale sarà sanzionabile ad opera delle Istituzioni Forensi. Per tale via, la legge vuole eliminare ogni forma di prestazione professionale offerta al ribasso, che danneggi il mercato e svilisca il ruolo della categoria professionale.

In conclusione, una legge importante per i professionisti, emanata dopo un lungo periodo di attesa e dopo tanti rinvii; una legge scritta ascoltando gli Ordini, gli Avvocati e le Associazioni professionali di appartenenza e, per tale ragione, accolta con favore dai soggetti interessati.

Il principio secondo cui ad ogni prestazione professionale debba corrispondere un compenso equo e proporzionato all’attività prestata è alla base del nostro Ordinamento ed è il solo in grado di riconoscere dignità al lavoro, anche a quello svolto dai liberi professionisti.

Palmo Dorian Saracino è presidente dell’Aiga Bari

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