Pubblicata in Gazzetta Ufficale il 5 maggio, diventata esecutiva il quindici giorni dopo, la legge sull’equo compenso delle prestazioni professionali ha lo scopo di assicurare una retribuzione commisurata al valore della prestazione.
Salvatore D’Aluiso, neo presidente dell’Ordine degli avvocati di Bari, si sofferma sulle motivazioni per cui un simile risultato è stato tanto atteso dalla categoria ma che deve rappresentare solo un primo passo.
Presidente, come è nata la necessità di questa legge?
«Si era determinata una situazione intollerabile nella relazione con uno specifico target di utenti: imprese assicurative, bancarie e anche la pubblica amministrazione chiedeva ed otteneva rapporti professionali sotto il profilo economico decisamente poco edificabili, addirittura poco dignitosi. Parliamo di importi, imposti ai professionisti, di gran lunga sotto i minimi tabellari. La ratio di questa legge è stata riequilibrare questo rapporto e garantire un compenso coerente con la prestazione».
Cosa cambierà nella pratica?
«Sicuramente il rapporto economico tra il professionista e questi fruitori del servizio, indicati nell’art 2 della legge, garantirà all’avvocato un compenso adeguato, evitando che venga sottoposto a trattamenti vessatori da parte del contraente forte. Altra rilevante novità, a tutela dei professionisti, riguarda la possibilità di esigere quanto maturato facendo riferimento al parere di congruità emesso dall’ordine anziché avviare le pratiche che riguardano il decreto ingiuntivo. In questo caso l’ordine si esprime con valore di titolo esecutivo».
Quanti sono i professionisti coinvolti?
«Il numero non è particolarmente elevato, soprattutto se consideriamo che la legge è applicabile soltanto a imprese bancarie assicurative, loro controllate e mandatarie, imprese con più di 50 lavoratori; imprese con ricavi annui superiori a 10 milioni di Euro; pubblica amministrazione e società a partecipazione pubblica. Il numero di professionisti che hanno rapporti con queste categorie è limitato e, soprattutto, varia in base all’hummus delle aree geografiche che, come sappiamo, in Italia sono differenti. È una legge di carattere nazionale ma riguarda i territori nello specifico».
Qual è il sentiment dell’Ordine?
«I principi ispiratori sono pienamente condivisi. Qui non si tratta di tutelare l’avvocato sotto il profilo imprenditoriale ma la sua dignità da rapporti che avevano degli aspetti mortificanti».
È una legge che si può ancora migliorare?
«Non esistono leggi perfette. È chiaro che andava consacrato il principio, adesso un’estensione dell’applicabilità della legge agli altri utenti avrebbe maggior senso».