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Emergenza caldo, cresce la pressione sui pronto soccorso

Quella di ieri è stata una delle giornate più calde in Puglia di lunga striscia “bollente” condizionata dalla presenza dell’anticiclone africano Caronte. Con 41 gradi a Bari, 40 a Foggia e alcune aree interne delle due province che si superano i 42-43 gradi, 38 gradi a Lecce, 39 a Brindisi e Taranto. Le temperature percepite…

Quella di ieri è stata una delle giornate più calde in Puglia di lunga striscia “bollente” condizionata dalla presenza dell’anticiclone africano Caronte. Con 41 gradi a Bari, 40 a Foggia e alcune aree interne delle due province che si superano i 42-43 gradi, 38 gradi a Lecce, 39 a Brindisi e Taranto. Le temperature percepite sono state anche più alte visto l’alto tasso di umidità. Numeri che hanno convinto il Ministero della Salute a confermare il massimo livello di allerta per la regione e ad inserire Bari tra le diciannove città a bollino rosso. Una condizione che si è riflessa anche sulla salute dei pugliesi.
La pressione sul sistema sanitario si è fatta più forte in una condizione di organici ridotti all’osso. Sono decine le chiamate ai Pronto Soccorso lungo tutta la regione. Secondo il monitoraggio in tempo reale della Regione Puglia dei Pronto Soccorso, alle 12.26 al Policlinico risultavano essere assistiti 94 pazienti contemporaneamente.
A Molfetta nel pomeriggio, intorno alle 17.30, il tempo medio d’attesa per un codice arancione (urgenza) era di quasi un’ora. Di 51 minuti, invece, al Di Venere di Bari e 45 minuti all’altro ospedale del capoluogo regionale: San Paolo.
Quasi ovunque nelle strutture pugliesi serve almeno un’ora per essere visitati se si ha un codice azzurro o verde (urgenza differibile e non urgenza).
Il caldo afoso non ha risparmiato neanche la Basilicata. Nonostante l’Appennino anche qui le temperature ieri hanno superato i 40 gradi. Una situazione che dovrebbe quantomeno parzialmente rientrare nelle prossime ore, quando è previsto un crollo delle temperature. Già oggi la colonnina di mercurio dovrebbe scendere di almeno dieci gradi. Una boccata d’ossigeno non solo per le persone ma anche per gli operatori sanitari che lavorano negli ospedali.

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